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Essere i più piccoli della classe non è solo una questione d’altezza: per molti bambini può voler dire essere etichettati troppo in fretta come “problematici”. Lo dice uno studio norvegese che ha analizzato oltre un milione di bambini e ha scoperto che quelli nati tra ottobre e dicembre hanno più probabilità di ricevere diagnosi psichiatriche rispetto ai compagni nati a inizio anno.
La differenza non è banale: fino al 78% in più di probabilità per alcune categorie, soprattutto per diagnosi di ADHD. Il motivo? A sei anni, undici mesi di differenza nello sviluppo fanno un’enorme differenza. Eppure la scuola tratta tutti come se fossero partiti dallo stesso blocco di partenza.
In Norvegia, come in molti altri Paesi, i bambini iniziano la scuola l’anno in cui compiono sei anni. Questo vuol dire che un bambino nato a gennaio può essere quasi un anno più grande – e più maturo – rispetto a uno nato a dicembre. E a quell’età, un anno non è solo un numero: è un salto nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale.
Risultato? I bambini più piccoli della classe rischiano di sembrare più irrequieti, distratti o immaturi non perché abbiano un disturbo, ma semplicemente perché sono… più piccoli. Questo “effetto età relativa” può portare a diagnosi affrettate che magari riflettono differenze normali e temporanee.
Lo studio ha osservato che il disturbo più sensibile a questa variabile è l’ADHD. I bambini nati a fine anno, in particolare le femmine nate a termine, avevano fino al 78% di probabilità in più di ricevere questa diagnosi rispetto alle coetanee nate a inizio anno. Anche nei maschi, le differenze erano significative.
E non finisce qui. L’effetto si vede anche per condizioni come l’autismo, l’ansia e altri disturbi emotivi. Il dato più preoccupante riguarda i bambini nati prematuramente e a fine anno: in questo caso, il rischio aumenta ulteriormente, perché al “ritardo” anagrafico si aggiunge quello biologico.
Diagnosi psichiatriche precoci possono cambiare il percorso di vita di un bambino: influenzano l’autostima, le relazioni familiari e il rendimento scolastico. Per questo, secondo i ricercatori, è fondamentale che sia la scuola che il sistema sanitario tengano conto del mese di nascita e del grado di maturazione nello sviluppo.
In alcuni Paesi, esistono già politiche che consentono ai genitori di posticipare l’ingresso a scuola dei bambini nati tardi o con segni di immaturità. Un’opzione che potrebbe evitare fraintendimenti diagnostici, ridurre l’uso di farmaci inutili e permettere una crescita più equilibrata.
Alla fine, lo studio norvegese lancia un messaggio semplice ma importante: confrontare un bambino di dicembre con uno di gennaio può portare a conclusioni fuorvianti. Soprattutto se nel mezzo ci sono aspettative scolastiche standard e una valutazione clinica che non considera le differenze individuali.
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Quindi no, non è detto che tuo figlio abbia un disturbo solo perché non sta fermo in classe. Potrebbe solo essere nato nel mese sbagliato per sembrare un angioletto da pagella. E in fondo, forse, basterebbe un po’ di buon senso – e qualche mese in più – per vederlo sotto una luce diversa.
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