Misteri: l’incredibile caso dell’uomo di Somerton

Un uomo senza identità

 

Conoscete la storia dell’uomo di Somerton? Si tratta di uno dei misteri più affascinanti del secondo dopoguerra. La vicenda risale al 1 dicembre 1948, quando sulla spiaggia vicino Somerton Glenelg, in Australia, venne ritrovato un cadavere. Il corpo si trovava in una posizione particolare: adagiato sulla schiena, presentava il braccio destro piegato e quello sinistro allungato. Inoltre, c’era una sigaretta poggiata sull’orecchio destro.

Anche l’abbigliamento catturò l’attenzione della polizia. I vestiti dello sconosciuto, infatti, erano troppo pesanti rispetto al clima del posto. Le scarpe, poi, risultavano eccezionalmente pulite. Durante l’autopsia, il medico scoprì che ogni indizio che potesse svelare l’identità del cadavere era stato accuratamente rimosso. In una tasca nascosta dei pantaloni, però, venne ritrovato un bigliettino con scritto “Tamam Shud”, che significa “finito” o “concluso”. Gli investigatori scoprirono che si trattava di una frase proveniente da una raccolta di poesie persiane dell’XI secolo. Grazie a un’approfondita indagine, trovarono il libro a cui apparteneva: era un’edizione rarissima, risalente a quasi un secolo prima.

Una faccenda intricata

Sul retro del libro venne trovato un numero di telefono. Gli investigatori scoprirono che l’intestataria del numero era l’infermiera Jessica Thomson. Quando alla donna venne mostrato il calco del misterioso uomo di Somerton, dichiarò di non averlo mai visto. Eppure, la sua reazione sembrava dire il contrario: apparse visibilmente sconvolta e sul punto di svenire.

Del resto, erano molti gli indizi che lasciavano sospettare un presunto coinvolgimento di Jessica Thomson nella vicenda. Nel 1947 la donna ebbe un figlio, sostenendo che era di suo marito. Tuttavia, il bambino presentava una conformazione particolare delle orecchie, analoga a quella dell’uomo rinvenuto morto sulla spiaggia. Non si trattava di una caratteristica comune: al contrario, riguardava solo una manciata di casi su un milione.

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Senza contare, poi, che la donna possedeva una copia dello stesso libro di poesie persiane di cui un frammento venne ritrovato nei pantaloni del cadavere di Somerton. Le indagini, però, vennero insabbiate: i particolari sul coinvolgimento dell’infermiera divennero noti solo mezzo secolo dopo. Anche per questo, il caso rimase irrisolto. Non ci resta che la dichiarazione di Kate Thomson, figlia di Jessica, che riferì che sua madre le aveva confidato di aver mentito alla polizia e di conoscere l’identità dell’uomo.

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