Fonte: Pexels
C’è chi parla alle piante e chi, in Russia, preferisce parlare alle mucche… direttamente nel cervello. La startup Neiry ha deciso di spingere l’agricoltura 4.0 a un livello completamente nuovo, impiantando neuro-dispositivi nel cervello di cinque bovine per aumentare la produzione di latte. Gli interventi, condotti nella regione di Sverdlovsk, hanno visto l’inserimento di elettrodi che raggiungono le aree cerebrali legate all’appetito, allo stress e alla riproduzione.
Secondo l’azienda, le prime prove sono incoraggianti: le mucche sembrano produrre più latte e non mostrano effetti collaterali evidenti. Insomma, un piccolo passo per la scienza, un grande passo per il cappuccino del mattino. Gli investitori di Neiry parlano di un potenziale “cambiamento radicale” per l’industria lattiera, dove ormai ogni trucco per aumentare la resa è stato già provato.
Il sistema, spiegano i ricercatori, funziona grazie a impulsi elettrici che si adattano alla situazione: se una mucca perde appetito, il programma cambia modalità per stimolare la ripresa. L’obiettivo è ottimizzare ogni fase della produzione, come se si trattasse di una fabbrica intelligente… solo con più muggiti.
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Ma non tutti applaudono. Andrey Neduzhko, direttore del gruppo agricolo Steppe, ritiene che gli impianti siano troppo rischiosi per gli animali e poco convenienti per le aziende, visto il costo elevato. Neiry, però, non si arrende e promette di abbassare i prezzi con una trovata “geniale”: sale operatorie mobili su ruote, pronte a impiantare chip anche nelle stalle più remote. Per ora, il progetto resta in fase di sperimentazione, ma una cosa è certa: il futuro dell’allevamento potrebbe passare più dai cavi che dai pascoli. E forse un giorno il latte “intelligente” arriverà davvero al supermercato… con un’etichetta che dirà: “pensato dalla mucca, approvato dal chip”.
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