Fonte: Pixabay
Nel 1960, il fisico Heinz von Foerster, noto per il suo lavoro pionieristico nella cibernetica, avanzò una previsione drammatica: l’umanità sarebbe giunta al collasso entro il 2026 a causa dell’esplosiva crescita demografica. Secondo von Foerster, la continua espansione della popolazione mondiale avrebbe superato le capacità del pianeta di sostenere tale aumento, portando a una crisi senza precedenti. Sebbene la sua teoria si basasse su calcoli matematici, essa rifletteva preoccupazioni più ampie, simili a quelle già espresse dal celebre economista Thomas Malthus nel XVIII secolo, il quale aveva previsto che la crescita della popolazione avrebbe superato la disponibilità di risorse alimentari.
La previsione di von Foerster, che ipotizzava una “morte” per schiacciamento dovuta all’eccesso di persone, si fondava sull’osservazione che la popolazione mondiale era aumentata drasticamente nel XX secolo, passando da 3 miliardi di persone nel 1960 a 8 miliardi nel presente. Sebbene oggi la crescita non sembri seguire il ritmo esponenziale da lui ipotizzato, le problematiche legate alla sostenibilità rimangono gravi. Il ricorso massivo ai fertilizzanti a base di ammoniaca, così come l’uso di ampie porzioni di terra per l’agricoltura, sollevano dubbi sulla capacità della Terra di sostenere la popolazione crescente.
Von Foerster suggeriva che l’unica via d’uscita dalla crisi fosse il controllo della natalità. In particolare, proponeva metodi non coercitivi come la tassazione delle famiglie con più di due figli, una misura simile a quella introdotta in Cina con la politica del figlio unico, che mirava a limitare la crescita della popolazione. Tuttavia, la sua visione sollevava anche dilemmi etici legati alla regolamentazione della natalità e ai diritti individuali.
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Nonostante la sua visione apocalittica, alcuni scettici ritengono che i progressi tecnologici, l’innovazione e l’ingegno umano possano ancora scongiurare la catastrofe. Tuttavia la previsione di von Foerster rimane un monito per l’umanità: il 2026 potrebbe segnare un punto di non ritorno se non si intraprendono azioni decisive per garantire un futuro sostenibile. La chiave per evitare questo destino sembra risiedere nella gestione equilibrata delle risorse e nella promozione di politiche di sviluppo responsabile.
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