Mi ero iscritta d’istinto ad un club di lettura ma forse era troppo elitario o “ristretto” a una categoria. La presidentessa mi ha spiegato come stanno in realtà le cose. Decisamente peggio… Non trovo altre parole, si manifesta anche in quelle attività che vorrebbero essere in qualche modo culturali. Sono un’appassionata di libri e quasi non ci credevo quando una mia amica (mannaggia a lei…) mi porta a conoscenza di un club di lettura. Ci si riunisce, si legge assieme, si parla e si dibatte sui libri. Fantastico, penso. Faccio una pre-iscrizione gratuita e vado al meeting conoscitivo. Sai che bello poi andare col fidanzato, anche lui appassionato. Ma forse ho sbagliato qualcosa. Mi pare un club per sole donne. Niente di male, ma non inizio neanche a partecipare. Ma dopo 2 cortesi rifiuti eco che mi scrive Laura, la presidente. Che mi spiega come ho capito male. La realtà è ben peggiore. Anche gli uomini possono partecipare. Ops… non-donne
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La nostra fan racconta di essersi iscritta d’istinto a un club di lettura dopo averne sentito parlare da un’amica. Descrive il progetto come interessante e stimolante: un gruppo in cui leggere insieme, confrontarsi sui testi e discutere di letteratura. Da appassionata di libri, l’idea le sembrava perfetta. Decide così di fare una pre-iscrizione gratuita e di partecipare al primo incontro conoscitivo, immaginando anche la possibilità di coinvolgere il proprio fidanzato, anch’egli appassionato.
Fin da subito, però, avverte qualcosa che non la convince. Ha la sensazione che il club sia orientato esclusivamente verso una partecipazione femminile. Non trova nulla di male in un eventuale gruppo riservato, ma ritiene corretto chiarirlo prima di iniziare a frequentarlo. Dopo due rifiuti educati a prendere parte agli incontri, riceve un messaggio da Laura, la presidente del club, che interviene per spiegare la reale natura dell’attività.
Secondo quanto riportato dalla nostra follower, il contenuto del messaggio chiarisce che non si tratta affatto di un gruppo esclusivamente femminile, come lei aveva ipotizzato. La realtà che le viene presentata è, a suo dire, ben diversa e, per lei, peggiore: l’accesso al club sarebbe infatti aperto anche a persone non identificate come donne, in un contesto che la nostra fan percepisce come particolarmente ristretto a una certa visione ideologica.
Racconta di essere rimasta perplessa dalla formulazione utilizzata, in particolare dal riferimento ai “non-donne”, espressione che le è sembrata ambigua e rivelatrice di una chiusura più complessa di quella che si aspettava. L’esperienza, nata con entusiasmo e curiosità, si è così trasformata in una delusione. Non ha nemmeno iniziato a partecipare alle attività, sentendosi fuori posto ancor prima di cominciare.
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