No wash – Prima Parte

“La mia compagna non vuole lavare la biancheria sporca. Dice di essere no wash. Voi ci capite niente?? A casa abbiamo il cestone della biancheria sporca. Ci ho messo tutte le magliette che puzzano o i jeans macchiati. Normale no? Assolutamente no invece!! Per la mia compagna le cose non si devono lavare. Non so dove ha letto sta cosa assurda. Per spiegarvelo è un mix tra voglia di non fare nulla (non è che la mia compagna sia proprio una massaia) e zozzosità con vaghe intenzioni green. Io non sono un anti ecologista, ok non c’è nessun pianeta B, ma possiamo puzzare come orsi andando a lavoro?? Possiamo fare la figura dei poveracci con macchie e aloni imbarazzanti?? Direi di no. Voi cosa fareste al mio posto?? Non so come conciliare i miei bisogni e quelli della mia compagna. Alla fine come sempre è intervenuta una terza persona, mia madre, e la situazione si è complicata ancora di più . Non sono un mammone ma che dovevo fare?? La mia compagna e mia madre sono due donne che non si sopportano molto e prevedo già delle scintille con me in mezzo…”

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L’individuo racconta di trovarsi in una situazione domestica complessa e fonte di tensione, causata dalla riluttanza della sua compagna ad aderire alle pratiche convenzionali di igiene, in particolare per quanto riguarda il lavaggio della biancheria. Questa scelta viene descritta come una presa di posizione “no wash”, un approccio che l’individuo fatica a comprendere e che attribuisce a una combinazione di pigrizia, trascuratezza e un interpretazione estrema di sensibilità ecologista. L’individuo si trova quindi a confrontarsi con il dilemma di come conciliare le proprie esigenze di pulizia e presentabilità, fondamentali soprattutto in contesti sociali e lavorativi, con le convinzioni della compagna. La questione della biancheria sporca, non trattata nel modo abituale, diventa simbolica di una discrepanza più ampia tra i loro stili di vita e valori, portando a tensioni e a un senso di impasse.

La situazione si complica ulteriormente con l’intervento di una terza parte, la madre dell’individuo, il cui coinvolgimento aggrava le dinamiche di conflitto, specialmente considerando che la relazione tra la madre e la compagna è già caratterizzata da incomprensioni e attriti. Questo inserimento potrebbe essere visto come un tentativo di cercare una soluzione esterna o di mediare la situazione, ma porta anche il rischio di polarizzare ulteriormente le posizioni, mettendo l’individuo in una posizione ancora più difficile, “in mezzo” tra due persone importanti della sua vita che hanno visioni contrastanti.

L’individuo esprime la propria frustrazione e incertezza su come navigare questa situazione, cercando consigli su come gestire la discrepanza tra le proprie esigenze e quelle della compagna, e su come mediare il conflitto senza aggravare ulteriormente i rapporti sia con la compagna che con la madre. La situazione illustra la complessità delle dinamiche relazionali e domestiche quando intersecano questioni di igiene personale, valori ambientalisti, e le relazioni familiari e di coppia.

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