Fonte: pixabay
Allora, mettiamola così: la scienza ha fatto un altro passo verso il futuro. Ma invece di jetpack, auto volanti o viaggi nel tempo, quello che ci regala è… un nugget. Non uno qualsiasi, eh: un nugget di pollo coltivato in laboratorio. Sì, proprio quello che ti immagini quando pensi “carne finta” e ti viene da sospirare. Solo che adesso non è più solo una sottile fettina triste come una domenica piovosa: adesso ha struttura, spessore… e addirittura delle vene finte. Che romanticismo, eh?
Dietro questa impresa gastronomico-tecnologica c’è Shoji Takeuchi, ingegnere biomedico dell’Università di Tokyo, che ci tiene a farci sapere una cosa importante: replicare il gusto e la consistenza della carne vera è un casino. Finora, infatti, la carne coltivata era tipo prosciutto tagliato troppo sottile al supermercato: non più di un millimetro. Appetitoso quanto un foglio di carta.
Il problema? Le cellule, povere loro, non ricevevano abbastanza nutrimento. Senza una rete vascolare, la distribuzione interna era più complicata che organizzare un matrimonio senza drammi familiari. Ma niente paura: Minghao Nie e il suo team si sono messi all’opera con la precisione di un orologiaio svizzero, creando migliaia di fibre cave che imitano i vasi sanguigni e permettono ai nutrienti di raggiungere anche l’ultima cellula laggiù in fondo.
Queste fibre, già usate nei filtri dell’acqua e nelle macchine per la dialisi (due cose che non penseresti mai di associare al pollo), sono state sistemate con l’aiuto di un sistema robotico. Risultato? Un nugget di 10 grammi bello spesso e succoso (o almeno così dicono loro). E non solo: le analisi mostrano livelli proteici più alti rispetto alle versioni precedenti. Tradotto: potrebbe anche essere più buono. Potrebbe, eh. Noi per ora ci fidiamo sulla parola.
Tutta questa operazione non serve solo a creare il nugget perfetto per i vegetariani nostalgici. L’obiettivo è ridurre l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi. Perché – sorpresa sorpresa – le mucche inquinano. Tanto. E se considerassimo anche i costi nascosti dell’industria della carne (terra, acqua, emissioni), il filetto che mangiamo costerebbe 2,5 volte di più.
Certo, non tutti sono convinti. Uno studio del 2023 ci ha tenuto a rovinare la festa dicendo che la carne coltivata, con tutte le precauzioni sanitarie necessarie, potrebbe essere più costosa di quella “normale”. Insomma: per salvare il pianeta, forse conviene rendere più efficienti gli allevamenti tradizionali, dicono alcuni esperti (con la faccia seria).
E poi, diciamolo: a molte persone l’idea della carne coltivata fa un po’ schifo. Non è proprio il massimo dell’appetito pensare a un nugget nato in provetta.
Il team di Takeuchi, però, non si lascia scoraggiare. Sa bene che tra burocrazia, prezzi e cultura alimentare, i nuggets di laboratorio non arriveranno domani nel menù del fast food. Però sta anche lavorando su qualcosa di ancora più ambizioso: organi artificiali. Perché se riesci a coltivare un nugget, magari un giorno coltivi anche un fegato nuovo. O almeno una bistecca che non piange.
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“La nostra tecnologia permette di produrre carne strutturata con una consistenza e un sapore migliori”, afferma Takeuchi. “E potrebbe accelerare l’arrivo della carne coltivata nei supermercati. Ma non solo: potremmo usarla anche nella medicina rigenerativa e nella robotica morbida.”
Insomma, se non ti convince l’idea di mangiare un nugget nato in laboratorio, pensa che la stessa tecnologia un giorno potrebbe salvarti un rene. O costruire un robot soffice come una mozzarella. E se non è questo il futuro… non so cosa lo sia.
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