Odore di anziano: perché invecchiando si cambia profumo

Dalla pelle ai piatti: tutto quello che non volevi sapere sull’aroma della terza età

 

Non è solo questione di rughe e capelli grigi: con l’invecchiamento arriva anche lui, l’“odore di anziano”. Una fragranza naturale e democratica che inizia a farsi sentire più o meno dai quarant’anni in su, e no, non è colpa del profumo che usava tuo zio nel ’79. Il colpevole ha un nome scientifico: 2-nonenale, un composto che si forma sulla pelle in seguito alla degradazione degli omega-7, acidi grassi insaturi.

Non è un odore forte come quello del sudore dopo una maratona, ma più sottile e persistente, spesso descritto come una miscela di erba, birra invecchiata e grano saraceno. Un mix che la pelle inizia a produrre più o meno in automatico con l’avanzare dell’età, quando il turnover cellulare rallenta e l’ossidazione prende il sopravvento.

Perché l’età ha un odore e perché il sapone non basta

Prima di dare la colpa al deodorante, è bene sapere che il 2-nonenale non si rimuove facilmente con una doccia in più. Anzi, lavarsi troppo spesso con saponi aggressivi può peggiorare la situazione seccando la pelle e alterando il microbioma cutaneo.

Il vero problema è che, con l’età, la pelle perde la capacità di rinnovarsi rapidamente, lasciando i grassi ossidati in bella mostra (e in pieno odore). E non basta nemmeno spruzzare litri di colonia: per combattere davvero l’odore corporeo dell’età serve intervenire dall’interno, cambiando alimentazione e stile di vita.

2-nonenale: l’odore dell’invecchiamento spiegato senza profumo

Il 2-nonenale non è un’invenzione moderna, ma un segnale biologico che – secondo alcuni studiosi – avrebbe avuto anche un ruolo evolutivo, aiutandoci a distinguere tra individui giovani e anziani. Oggi però non serve a molto, se non a mettere a disagio qualcuno in ascensore.

Le variazioni dell’odore corporeo in età avanzata dipendono anche da fattori ormonali (come la menopausa), dalla dieta e da condizioni di salute come diabete, insufficienze renali o epatiche. Tutti elementi che possono amplificare l’“aroma” naturale della pelle.

Funghi, antiossidanti e autocritica: come evitare l’odore di anziano

La buona notizia è che l’odore di anziano si può contenere. Secondo gli esperti, tutto parte dalla tavola. In particolare, i funghi sono i nuovi alleati della freschezza cutanea. Ricchi di ergotioneina e spermidina, due sostanze antiossidanti, aiutano a prevenire l’ossidazione dei grassi sulla pelle e a stimolare l’autofagia, quel simpatico processo che ripulisce le cellule danneggiate.

Insieme ai funghi, è bene includere nella dieta frutta e verdura in abbondanza, limitare alcol, tabacco e carne rossa, e fare attività fisica regolare. Senza dimenticare l’igiene: meglio lavaggi delicati, con saponi neutri e idratanti, senza esagerare con la frequenza per non seccare la pelle.

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Una routine sana per un profumo neutro (o quasi)

Insomma: sì, invecchiando cambiamo odore, ma non è detto che dobbiamo rassegnarci all’aroma di cantina. Basta un po’ di attenzione all’alimentazione, una buona idratazione, detergenti mirati e, magari, una passeggiata quotidiana. E se proprio si avverte qualcosa di troppo pungente, meglio fare un controllo medico: a volte, l’odore può essere il primo segnale di qualcosa che non va. Dopotutto, invecchiare è inevitabile. Profumare come una dispensa dimenticata, no.

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