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Le orche non smettono mai di sorprenderci. Negli ultimi vent’anni, diversi ricercatori hanno documentato un fenomeno curioso: orche che nuotano verso gli esseri umani e offrono… prede. Pesci, razze, uccelli marini, persino un pezzetto di balena. Non è uno scherzo da bar, ma un comportamento osservato ben 34 volte in contesti e località diverse.
Certo, ricevere un’arzilla direttamente da una bocca piena di denti non è il sogno di tutti, ma dietro a questi gesti potrebbe nascondersi qualcosa di più profondo. Non solo fame (degli altri), ma forse un tentativo di comunicazione. Come i gatti che ci portano topolini con aria fiera, anche le orche sembrano voler dire: “Guarda cosa ho trovato per te!”
Il comportamento è stato registrato in modo rigoroso: l’orca si avvicina da sola, lascia l’offerta davanti all’umano e resta lì, come in attesa di una risposta. In molti casi, il regalo viene poi ripreso, per essere ri-offerto, a volte fino a tre volte. Insistenza? Curiosità? Educazione?
Le ipotesi degli scienziati spaziano dalla sperimentazione cognitiva alla costruzione di legami. Alcune orche, infatti, sembrano ripetere il gesto più volte nel tempo, come se imparassero qualcosa da ogni interazione. E non si tratta solo di giovani in vena di gioco: anche adulti e femmine guidano queste strane consegne, segno che potrebbe trattarsi di una prassi culturale trasmessa all’interno dei gruppi.
È noto che le orche vivano in gruppi complessi e sviluppino vere e proprie tradizioni, dalla caccia alle vocalizzazioni. Ma offrire prede a un’altra specie è raro anche per animali sociali. Gli etologi parlano di “altruismo generalizzato”, una forma di condivisione disinteressata che va oltre la propria famiglia o gruppo. Un comportamento simile è stato osservato in primati, delfini e alcuni uccelli intelligenti.
Se a questo si aggiunge il fatto che le orche possono sviluppare una forma di “teoria della mente”, ovvero la capacità di immaginare che l’altro abbia pensieri e intenzioni propri, il quadro si fa ancora più interessante. In pratica, potrebbero riconoscere l’umanità come qualcosa di simile… o quantomeno degna di una razza.
Le orche sono predatori generalisti: non si fanno troppi problemi sul menù. In certi casi fanno abbondanti scorte e hanno la libertà di sperimentare. La condivisione delle prede potrebbe essere un modo per ridurre l’incertezza, per esplorare l’ambiente sociale o semplicemente per soddisfare la loro curiosità.
Curiosamente, questo comportamento si concentra tra le popolazioni che cacciano in superficie e usano la vista, non tra quelle che cacciano nel buio profondo. Anche la componente ludica è forte: molte orche, prima o dopo l’offerta, si mettono a giocare con il “regalo”, lo fanno girare, lo rilanciano, lo recuperano. Un misto tra cortesia e freestyle.
Non è la prima volta che orche interagiscono con gli umani. In passato hanno collaborato con i pescatori, rubato pesci dalle reti o, meno amichevolmente, colpito barche. Ma la condivisione di cibo è un’altra storia. Gli scienziati invitano alla cautela. Sì, è affascinante pensare che un’orca voglia comunicare con noi con un bel tonno fresco, ma resta un animale selvatico, potente e imprevedibile. Meglio non cercare di farsi offrire l’aperitivo da un cetaceo di sei tonnellate.
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Tuttavia, non si può ignorare che, dietro questi gesti, ci sia qualcosa di più di un semplice lancio di razze. Forse, in quelle pinne nere e bianche, si nasconde un desiderio di conoscenza e relazione. O forse ci stanno solo testando per vedere se capiamo il messaggio. In ogni caso, la prossima volta che un’orca ti offre un calamaro, forse conviene rispondere con educazione. Non si sa mai dove può portare un pranzo condiviso tra specie.
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