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In Lapponia l’oro non luccica nei fiumi come nei racconti dei cercatori del passato, ma brilla timidamente tra gli aghi degli abeti rossi. Una scena che potrebbe sembrare uscita da una fiaba nordica e invece è il risultato di uno studio rigoroso condotto dall’Università di Oulu. I ricercatori hanno analizzato campioni provenienti dalla zona della miniera di Kittilä, il più grande giacimento aurifero d’Europa, e hanno trovato minuscole nanoparticelle d’oro proprio nei tessuti degli alberi.
Ma non stiamo parlando di quantità utili per finanziare il prossimo viaggio a Rovaniemi. L’oro è presente in tracce microscopiche, quasi un dettaglio nascosto più per i batteri che per gli umani. Il vero valore della scoperta sta nel meccanismo che permette agli abeti di accumulare questo metallo: un processo tanto affascinante quanto invisibile.
La chiave è il microbiota presente all’interno dell’albero. Secondo la dottoressa Kaisa Lehosmaa, microrganismi come Cutibacterium, Corynebacterium e P3OB-42 influenzano la capacità dell’abete di trasformare l’oro disciolto nell’acqua del suolo in minuscole particelle solide. Un processo noto come biomineralizzazione, in cui i batteri fanno il lavoro sporco mentre l’albero ospita, filtra e trasporta.
Il percorso dell’oro è sorprendentemente semplice: dal terreno entra nelle radici, risale attraverso i vasi legnosi e arriva fino agli aghi. È lì che i batteri lo “impacchettano” in forma solida, quasi come una firma biologica della presenza di un giacimento sotterraneo. Una sorta di messaggio in codice vegetale, rivolto più ai geologi che agli elfi della tradizione lappone.
La vera rivoluzione è nelle applicazioni: se gli alberi assorbono oro, possono diventare indicatori affidabili per localizzare depositi nascosti. È un metodo che evita perforazioni invasive e permette di leggere il terreno osservando semplicemente la vegetazione. Non è la prima volta che accade: in Australia lo stesso fenomeno era stato osservato negli eucalipti, e ora la Finlandia conferma che non si tratta di un caso isolato.
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In un periodo in cui la ricerca di risorse richiede sempre più attenzione all’ambiente, gli abeti della Lapponia mostrano quanto la natura possa offrire soluzioni ingegnose. Filtrano metalli, collaborano con i batteri e raccontano storie sotterranee con la discrezione tipica delle foreste del Nord. A quanto pare, l’oro non va cercato solo scavando: a volte basta ascoltare gli alberi che lo custodiscono.
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