Il pacemaker più piccolo al mondo ha le dimensioni di un chicco di riso [+VIDEO]

Il dispositivo è talmente minuscolo da poter essere impiantato con una siringa, senza interventi invasivi

 

Un team di ricercatori della Northwestern University ha sviluppato il pacemaker più piccolo al mondo, un dispositivo che segna una svolta nella tecnologia medica. Destinato principalmente a neonati con difetti cardiaci congeniti, il dispositivo misura appena 1,8 mm di larghezza, 3,5 mm di lunghezza e 1 mm di spessore, risultando più piccolo di un chicco di riso o di un seme di mela.

L’impianto attraverso una siringa

La sua dimensione incredibilmente ridotta consente di impiantarlo con una semplice iniezione tramite siringa, evitando quindi le tradizionali procedure chirurgiche, spesso invasive e pericolose, soprattutto nei neonati con cuori estremamente piccoli. Questo approccio rappresenta un enorme progresso rispetto agli attuali pacemaker pediatrici, che devono essere impiantati chirurgicamente e rimossi con ulteriori interventi.

Uno degli aspetti più innovativi è che questo pacemaker è progettato per essere biodegradabile: una volta concluso il suo lavoro (cioè, quando il cuore del neonato ha stabilizzato il proprio ritmo naturale), il dispositivo si dissolve nel corpo nell’arco di alcune settimane, senza lasciare traccia. Questo elimina il rischio di infezioni o complicazioni legate alla rimozione chirurgica di dispositivi temporanei.

Come funziona

A livello tecnico, il pacemaker utilizza una cella galvanica miniaturizzata che genera energia elettrica grazie ai fluidi presenti nel corpo, rendendo superfluo l’uso di batterie esterne o fili, elementi che rappresentano ulteriori rischi nei dispositivi tradizionali. La stimolazione del cuore è realizzata in combinazione con un cerotto flessibile e morbido, posizionato sul petto del paziente. Il cerotto monitora costantemente il ritmo cardiaco e, in caso di aritmie, invia impulsi luminosi a infrarossi che attraversano la pelle per attivare il pacemaker.

Il dispositivo è pensato per essere completamente autonomo, wireless e temporaneo, ed è frutto di anni di ricerca nel campo dei dispositivi impiantabili bioelettronici.

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Secondo il team della Northwestern, guidato dal professor John Rogers, questa tecnologia potrebbe essere estesa in futuro anche ad applicazioni per adulti o in contesti post-operatori temporanei. Il dispositivo è stato testato con successo su modelli animali, e i ricercatori sperano di poter procedere a studi clinici sull’uomo nei prossimi anni.

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