Pasta e felicità: lo studio che conferma che la forchetta è meglio dello psicologo

Pasta è felicità: lo dice anche la scienza

 

Non serviva uno scienziato per sapere che un piatto di pasta è una piccola gioia quotidiana, ma adesso c’è anche la prova scientifica. Il “Behavior & Brain Lab” dell’università IULM ha deciso di mettere sotto la lente – e sotto gli elettrodi – il nostro rapporto con la pasta, analizzando le reazioni emotive di 40 persone mentre ne gustavano un piatto. Spoiler: il risultato è stato un trionfo di endorfine, sorrisi e battiti accelerati, degni di una finale mondiale.

Non stiamo parlando solo di gusto o nostalgia, ma di vere e proprie attivazioni cerebrali. Secondo i ricercatori, mangiare pasta provoca uno stato emotivo così positivo da competere con la nostra canzone preferita o un’azione sportiva epica. Il merito? Una combinazione esplosiva tra piacere sensoriale, ricordi affettivi e – perché no – un pizzico di serotonina naturale.

La pasta è il comfort food per eccellenza

Se c’è un piatto che riesce a farci sentire a casa in ogni situazione, quello è sicuramente la pasta. Lo studio ha messo nero su bianco ciò che da sempre sappiamo nel profondo: quando si affonda la forchetta negli spaghetti, si risvegliano emozioni legate alla famiglia, all’infanzia e ai momenti di condivisione. L’esperienza emotiva vissuta davanti a un piatto fumante è simile a quella scatenata da un ricordo felice. E, diciamolo, è anche molto più facile da ottenere.

Il test ha coinvolto uomini e donne tra i 25 e i 55 anni, monitorati con tecnologie simili alla macchina della verità. Si è osservato che il piacere di mangiare pasta si traduce in un coinvolgimento neurofisiologico completo: variazione del battito cardiaco, microsudorazione e attivazioni cerebrali tutte a tema felicità. Il tutto senza controindicazioni, a meno che non si esageri con le porzioni.

Triptofano, emozioni e identità italiana

A livello biochimico, la pasta contiene triptofano, precursore della serotonina, noto come ormone del buonumore. Ma ciò che rende davvero speciale un piatto di penne o tagliatelle è l’insieme di stimoli che scatena. Si mangia pasta quando si è felici, e la si associa subito a parole come “buona”, “Italia” e – appunto – “felicità”. A confermare tutto questo, anche i dati dell’Unione Italiana Food: il 99% degli italiani mangia pasta regolarmente, circa 5 volte a settimana. Una costanza invidiabile, altro che palestra.

In pratica, per molti la pasta è una vera e propria ancora emotiva. E non è un caso che venga considerata il comfort food per eccellenza: il suo consumo è legato ai momenti in cui si sta bene con se stessi o con gli altri. Non solo cibo, ma anche identità culturale e sicurezza affettiva servite in formato al dente.

Pasta e benessere: una coppia inseparabile

Dallo studio emerge anche che l’effetto positivo della pasta non si esaurisce dopo l’ultimo boccone. La sensazione di benessere prosegue anche nei minuti successivi, rendendola uno dei pochi alimenti capaci di avere un impatto duraturo sull’umore. Non stupisce quindi che sia una presenza fissa sulla tavola degli italiani e, sempre più spesso, anche di chi vive all’estero.

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Insomma, se siete tristi, stressati o semplicemente in cerca di un momento tutto vostro, lasciate perdere l’aromaterapia o i video motivazionali. Preparatevi un bel piatto di pasta e affidatevi all’unico antidoto garantito contro le giornate no: il potere del carboidrato consolatorio. La scienza ha parlato.

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