Perché ci distraiamo facilmente? Risponde la scienza

Il 47% delle ore di veglia sono trascorse in distrazione mentale. Questo succede quando la mente cerca altrove la felicità

 

Che tu stia cercando di tenere una conversazione in un ristorante rumoroso o di leggere su un treno affollato, il cervello ha difficoltà a prestare attenzione sull’attività che sta svolgendo.

Nel quotidiano le fonti di distrazione sono molteplici e non riguardano solo il mondo che ci circonda ma anche e soprattutto il mondo digitale. Social network, messaggi di testo, telefonate e decine di altre notifiche attirano la nostra attenzione e ci distraggono da quello che stiamo facendo.

Lo studio

Secondo uno studio condotto da due psicologi di Harvard, Matthew Killingsworth e Daniel Gilbert, il vero problema sulla mancanza di attenzione non è l’ambiente caotico e i suoi numerosi stimoli ma la nostra mente. In base alla ricerca la mente umana sarebbe predisposta ad uno stato di continua distrazione. In uno studio condotto su 2250 adulti, è emerso che circa il 46,9% delle ore di veglia sono spese a pensare a qualcosa di diverso da quello che si sta facendo.

«Una mente umana è una mente errante, e una mente errante è una mente infelice», scrivono Killingsworth e Gilbert. «La capacità di pensare a ciò che non sta accadendo è una conquista cognitiva che ha un costo emotivo»

A differenza degli altri animali, gli esseri umani trascorrono molto tempo a pensare a ciò che non accade intorno a loro, contemplando eventi accaduti in passato, che potrebbero accadere in futuro o che potrebbero non accadere mai. In effetti, il vagare della mente sembra essere la modalità operativa predefinita del cervello umano.

La mente fugge dal presente

Per monitorare questo comportamento, Killingsworth ha sviluppato un’app per iPhone con cui contattare 2.250 volontari di età compresa tra i 18 e gli 88 anni, rappresentanti di un’ampia gamma di contesti socioeconomici e occupazioni. Attraverso l’app è stato chiesto loro, a intervalli casuali, quanto fossero felici, cosa stessero facendo in quel momento e se stessero pensando alla loro attività attuale o a qualcos’altro che fosse piacevole, neutro o negativo, sgradevole.

I soggetti potevano scegliere tra 22 attività generali, come camminare, mangiare, fare shopping e guardare la televisione. In media, gli intervistati hanno riferito che la loro mente vagava per il 46,9% del tempo e non meno del 30% del tempo durante ogni attività, tranne quando facevano l’amore.

«Il vagare della mente appare onnipresente in tutte le attività. Questo studio dimostra che le nostre vite mentali sono pervase, in misura notevole, dal non presente». I ricercatori hanno scoperto che le persone erano più felici quando facevano l’amore, facevano esercizio fisico o conversavano. Erano meno felici quando riposavano, lavoravano o usavano il computer di casa.

Una persona infelice si distrae più spesso

«La distrazione è un eccellente indicatore della felicità delle persone. In effetti, la frequenza con cui le nostre menti lasciano il presente e tendono ad andare altrove è il segnale che siamo in cerca di attività più piacevoli e felici di quelle in cui siamo impegnati». Nello studio è emerso che solo il 4,6% della felicità di una persona, in un dato momento, era attribuibile all’attività specifica che stava svolgendo.

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«Molte tradizioni filosofiche e religiose insegnano che la felicità deve essere trovata vivendo il momento, e i praticanti sono addestrati a resistere alla distrazione della mente e a rimanere nel “qui adesso”», notano i ricercatori. «Queste tradizioni suggeriscono che una mente errante è una mente infelice».

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