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In fatto di difficoltà, la grammatica italiana mette alla prova orde di studenti con le sue concordanze verbali e nominali, oltre che un’infinità di modi e tempi del verbo, da coniugare in maniera differenziata per persona e numero. Insomma, si tratta di procedimenti ben diversi dalla semplice aggiunta della s alla terza persona singolare dell’inglese.
Perché, a differenza dell’italiano, questa lingua mantiene prevalentemente un’unica forma verbale? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo conoscere i concetti di lingua flessiva, isolante e agglutinante: ecco di cosa si tratta. L’italiano è una lingua flessiva. Ciò significa che le informazioni relative a genere, numero, caso, tempo verbale e via dicendo vengono veicolate modificando la forma della parola stessa, prevalentemente attraverso suffissi e desinenze. Pensiamo, ad esempio, al termine parl-erà: un unico morfema comunica più informazioni grammaticali contemporaneamente, relative alla persona, al numero, al tempo e al modo del verbo.
Anche la struttura dell’inglese, originariamente, era flessiva. Tuttavia, essa è andata progressivamente semplificandosi nel tempo, fino a diventare isolante. Ciò significa che le informazioni relative a tempo, numero, genere e caso non vengono comunicate attraverso modifiche della parola stessa, ma mediante il ricorso ad alcune particelle, o attraverso la posizione del vocabolo all’interno della frase.
Ad esempio, per indicare il futuro in inglese si usa il verbo ausiliare will: I will speak. La persona e il numero, invece, vengono specificate dal pronome personale, che in inglese non può essere mai omesso. Infine, le lingue agglutinanti prevedono il ricorso a più morfemi per esprimere le informazioni inerenti a genere, numero, caso, tempo verbale e così via.
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A differenza delle lingue flessive, che utilizzano un solo morfema per veicolare più significati, in questo genere di idiomi ogni morfema aggiunge un solo e specifico significato alla parola. Nella categoria delle lingue agglutinanti ci sono il coreano, il giapponese e il turco, che presentano parole molto lunghe proprio in virtù della loro struttura.
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