Perché le patatine ci piacciono tanto? Risponde la scienza

Le patatine ci fanno impazzire: lo studio rivela perché ci piacciono tanto

 

Ad un’abbuffata di tuberi fritti e ben croccanti non si rinuncia mai. Vi siete mai chiesti la ragione? Un team di esperti lo ha fatto, cercando di capire perché le patatine ci piacciono tanto. A condurre lo studio, gli scienziati dell’Università della California di Irvine e dell’Istituto italiano di Tecnologie di Genova. L’oggetto di studio? Perché siamo tanto ingordi quando si tratta di patatine, nonostante ci siamo appena ripromessi di non esagerare per cercare di mantenerci in forma.

Secondo la scienza, è tutta colpa di alcuni grassi presenti in questi alimenti. Sono proprio queste sostanze, infatti, a stimolare l’irrefrenabile desiderio di continuare a ingurgitare cibo senza riuscire a fermarsi. Le patatine fritte ci piacciono tanto perché sono in grado di stimolare la produzione di endocannabinoidi. Queste molecole si trovano nell’intestino e sono molto simili alla marijuana. Il loro ruolo? Gli endocannabinoidi aumentano l’appetito, influenzando il nostro senso di sazietà.

L’ultima e poi basta

Come se non bastasse, c’è un ulteriore motivo che spiega il nostro infinito amore per questi cibi grassi e irresistibili. Tutta colpa della storia evolutiva dell’essere umano. Infatti, i primi homo sapiens conducevano una vita molto più attiva di noi. Le scorte di cibo che avevano a disposizione, però, erano decisamente più esigue rispetto alla nostra credenza.

Basti pensare, infatti, che per spendere tutta l’energia che giornalmente consumavano i nostri antenati dovremmo camminare per 6 ore o, in alternativa, correre per 3 ore e mezzo. Proprio per questo, è decisamente comprensibile che si sia sviluppata una predilezione per alimenti grassi e pieni di zucchero.

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Fortunatamente, con il tempo le cose sono cambiate e la nostra specie ora se la passa decisamente meglio. Quello che è rimasto immutato, però, è il gusto smisurato per alimenti grassi e fritti, proprio come le patatine. Se non altro, c’è una magra consolazione. Da oggi in poi, infatti, avremo una scusa decisamente credibile per continuare ad abbuffarci nel nome della scienza. Buon appetito!

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