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Benvenuti nel meraviglioso mondo del ghosting, dove le persone spariscono più velocemente di un messaggio su Snapchat. Tutto inizia con conversazioni perfette, emoji calibrate e battute brillanti che sembrano uscite da una serie romantica. Poi, il grande passo: vedersi dal vivo. Ed è lì che succede il disastro. Il silenzio. Il nulla. Un buco nero relazionale che lascia solo un “visualizzato” e tanti punti di domanda.
A parlarne è la terapista relazionale Karli Kucko, che cerca di spiegare il perché dietro questo fenomeno così moderno e, ahimè, così frequente. Secondo lei, molte persone si illudono che l’incontro reale corrisponderà all’immagine perfetta costruita in chat. Spoiler: spesso non è così. E quindi, invece di affrontare una conversazione onesta, molti scelgono la via più rapida e indolore. Per loro, ovviamente.
Un sondaggio condotto su utenti single ha rivelato che ben il 75% ha subito almeno una volta il ghosting dopo un primo appuntamento. In pratica, tre persone su quattro hanno ricevuto in regalo un silenzio assordante. Il 54% degli intervistati ha detto che semplicemente l’interesse era svanito dopo l’incontro. Che tenerezza, vero?
Ma dietro tutto questo non c’è solo disinteresse. La colpa, almeno in parte, è delle app di incontri. Quelle stesse che ci permettono di conoscere qualcuno mentre aspettiamo il bus, ma che ci hanno anche convinto che l’amore sia come un menù da scorrere. Non ti piace? Passi al prossimo. Così il confronto diventa inutile, la comunicazione accessoria, e sparire diventa lo sport nazionale dei cuori pigri.
Secondo Kucko, viviamo in un ambiente digitale che ci fa credere di avere sempre una scelta migliore dietro l’angolo. Questo porta molte persone a non impegnarsi mai davvero, nella convinzione che domani potranno trovare qualcuno “più adatto”. Insomma, i sentimenti si gestiscono con la stessa leggerezza con cui si sceglie una playlist su Spotify.
E così, quando arriva una minima divergenza o si scopre che il partner non ama i gatti, invece di parlare, si opta per il silenzio totale. Sparire diventa più comodo che spiegare. È più facile restare in zona comfort che affrontare la possibilità di ferire qualcuno con l’onestà. Il risultato? Un’umanità sempre più disconnessa, pur essendo sempre online.
Chi subisce ghosting spesso finisce per colpevolizzarsi. “Cosa ho detto? Cosa ho sbagliato?” sono domande comuni, ma inutili. La verità è che spesso non c’è un motivo reale. Il problema non sei tu, ma chi non è stato capace di affrontare un dialogo adulto. Kucko consiglia di non farsi consumare dal dubbio. Non tutti sono compatibili, e va bene così.
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Ma ciò non giustifica la maleducazione emotiva. Il rispetto non dovrebbe mai andare offline. E a chi tende a ghostare? Un bel consiglio: la comunicazione, anche scomoda, è sempre meglio dell’assenza. In un mondo che ci vuole veloci, reattivi e connessi 24/7, prendersi il tempo per dire le cose chiaramente è un atto quasi rivoluzionario. E forse anche un piccolo passo verso relazioni più autentiche, con meno swipe e più empatia.
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