I misteriosi sarcofagi “mangia carne” che decomponevano i corpi in 40 giorni

Nell’antichità le bare costruite ad Assor, in Turchia, avevano la proprietà di accelerare il processo di decomposizione dei corpi

 

Il sarcofago nell’antichità era una bara di pietra in cui veniva deposto il corpo del defunto. Spesso la pietra era scolpita e dava origine a veri e propri monumenti funebri. L’origine del nome arriva da lontano e ha una connotazione piuttosto macabra. La parola è di origine greca e non si riferisce al manufatto in pietra. È costituita da due nomi: “sarko” (carne) e “phagos” (da “phagein”, mangiare) per definire un contenitore che mangiava la carne.

Le proprietà dei sarcofagi

Nell’antica città di Assos, in Turchia, intorno all’anno V sec. a.C. gli abitanti cominciarono a realizzare bare con un tipo di pietra che aveva la caratteristica di decomporre completamente i corpi in soli 40 giorni. Questi manufatti furono descritti da Plinio il Vecchio come “lapis sarcophagus” e attribuiva la particolare capacità di decomposizione alla pietra locale con cui si costruivano le bare.

Diversi studiosi ritengono che i sarcofagi realizzati in andesite, una pietra vulcanica della regione, accelerassero il decadimento a causa delle loro caratteristiche strutturali, come un alto contenuto di silice e minerali che contribuivano alla rapida degradazione della carne. Alcuni esperti sono dell’opinione che l’allume trovato nelle bare, sotto forma di sostanza bianca,  contribuisse al processo. Tuttavia non ci sono studi approfonditi per accertare con precisione la natura del fenomeno.

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Per l loro proprietà i sarcofagi divennero molto richiesti nel mondo antico, ed esportati in regioni lontane come il Libano, la Siria, la Grecia e Roma. A poco a poco il termine latino “sarcophagus”, dal suo significato originale, fu adottato per indicare le bare di qualsiasi fattura.

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