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Un recente studio condotto oltre un decennio fa ha rivelato un’interessante attività nel cervello immediatamente dopo la morte clinica. Il professor Jimo Borjigin, esperto di neurologia all’Università del Michigan e principale autore dello studio, ha enfatizzato l’importanza di questi risultati come base per ulteriori ricerche volte a esplorare le esperienze mentali durante il passaggio verso la morte, compresa la percezione di luce spesso riportata durante gli arresti cardiaci.
Nel 2022 è stato pubblicato uno studio che ha utilizzato l’elettroencefalogramma (EEG) per monitorare le onde cerebrali di un paziente ottantasettenne deceduto per infarto, rilevando attività fino a quindici minuti dopo il decesso. I risultati hanno mostrato un aumento delle oscillazioni gamma, fondamentali per la connettività cerebrale e per processi come percezione, memoria ed emozioni.
Questo studio è stato considerato il primo caso di registrazione continua dell’EEG durante la transizione verso la morte, evidenziando una diminuzione dell’attività theta e un aumento dell’attività gamma. Questi risultati aprono nuove prospettive sulla persistenza della coscienza dopo la morte. Un caso notevole è quello di Patient One, una giovane donna incinta diventata famosa nel 2014 dopo la sospensione del supporto vitale. La sua esperienza ha contribuito a una migliore comprensione delle esperienze pre-mortem. Borjigin si è detto ottimista riguardo ai futuri sviluppi nel campo, sottolineando che i dati attuali rappresentano solo “la punta dell’iceberg”.
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La neuroscienziata Charlotte Martial, dell’Università di Liegi, ha suggerito una revisione radicale delle nostre attuali definizioni di coscienza e reattività. Ulteriori ricerche condotte nel 2023 hanno approfondito l’attività cerebrale al momento della morte, registrando un aumento delle onde gamma in due pazienti deceduti per arresto cardiaco. Anche se il campione di studio era limitato, questi risultati indicano che tali firme neurali potrebbero indicare una forma di coscienza non riconosciuta durante gli ultimi istanti di vita. Le implicazioni di queste scoperte sono considerevoli, sebbene richiedano un’interpretazione accurata considerando le limitazioni legate alla conferma delle esperienze dei pazienti coinvolti.
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