Sono la signora Santina, ho problemi con mia nuora. Lei dice che sono una persona spregevole. ma io vi invito a leggere la chat per capire la mia situazione. Vi ho scritto per raccontare la storia di tante signore come me che perché sono anziane si pensa che non debbono più servire a niente e che debbono farsi da parte. Io lo so che mia nuora sto solo aspettando che muoio. Ma io ancora non sono morta e non ci si può comportare come se già lo sono. Vi scrivo perché è una cosa che vedo spesso che c e poco rispetto per l anziano che è visto come un peso o come uno che deve dare e basta. Nn mi prendete per cattiva io cerco di fare il bene della mia famiglia ma il bene può essere stare su una strada?? Il bene non può essere rinunziare a tutto. Io ci penso qualche volta che sarebbe piu felici sensa di me. Che sarebbero gioiosi che io scompaio. Ma non mi sembra questo il senso di una bella famiglia. Lo so che il mulino bianco non esiste , forse una volta esisteva..
Scrivete cosa ne pensate nei commenti di Facebook e Buona lettura!
La nostra fan, la signora Santina, racconta una situazione familiare difficile che la fa sentire ferita e non compresa. È una donna anziana che vive un conflitto profondo con la nuora, la quale, secondo quanto riferisce, la considera una persona spregevole. La signora spiega che ha deciso di condividere la sua esperienza per dare voce a molte altre donne della sua età che si trovano nella stessa condizione: trattate come se non avessero più nulla da offrire, come se la loro presenza non avesse più valore.
La nostra amica descrive con amarezza come oggi, troppo spesso, le persone anziane vengano considerate un peso. Si sente esclusa, come se la sua famiglia la tollerasse soltanto, in attesa che non ci fosse più. Racconta con lucidità e dolore la sensazione di essere invisibile, di essere trattata come se fosse già morta, pur essendo ancora viva, presente e capace di dare affetto e contributo.
La signora Santina precisa di non voler apparire cattiva o polemica. Dice di aver sempre cercato il bene della propria famiglia, ma si domanda quale sia davvero il significato del “bene” quando questo implica l’annullamento personale. Si chiede se sia giusto sacrificarsi completamente, fino a sentirsi di troppo, o se il bene della famiglia non debba invece includere anche il rispetto e la dignità di chi, come lei, ha già dato tanto nella vita.
Nel suo racconto emerge la consapevolezza di un dolore profondo. A volte pensa che forse la sua famiglia sarebbe più felice senza di lei, ma subito dopo si rende conto che questa idea non può rappresentare il senso autentico di una famiglia unita.
Conclude ricordando che un tempo, forse, il modello della “famiglia del mulino bianco” esisteva davvero, quella fatta di affetto, solidarietà e rispetto reciproco. Oggi invece, osserva con tristezza, sembra che quel tipo di legame si stia perdendo, lasciando spazio all’indifferenza e alla solitudine.
Share