Sindrome di Wendy: cos’è e come capire se ne soffri anche tu

Anteponi i bisogni degli altri ai tuoi? Ecco perché non va bene

 

Avete mai sentito parlare della sindrome di Wendy? Si tratta di un disagio di natura psicologica, il cui nome fa riferimento al personaggio della fiaba Peter Pan: Wendy Darling. Questa bambina cresciuta troppo in fretta è stata iper-responsabilizzata dalla famiglia affinché fosse lei a prendersi cura dei suoi fratellini. Una volta giunta sull’isola che non c’è, Wendy mette in atto lo stesso comportamento accudente ed empatico nei confronti di Peter Pan e tutti gli altri bambini sperduti.

Questa modalità, anche nota come sindrome della crocerossina, fa riferimento proprio alle persone che tendono a farsi carico dei bisogni degli altri, spesso a discapito dei propri desideri e necessità. Si tratta prevalentemente di donne: da un punto di vista sociale, infatti, le esponenti del genere femminile sono incoraggiate fin dall’infanzia alla cura degli altri e all’auto-sacrificio.

Sindrome di Wendy: come riconoscerla e uscirne

Alla base di questo disagio ci sono molteplici fattori di natura culturale, educativa, familiare. Nella fattispecie, però, la condizione determinante è rappresentata da un rapporto difficile con i propri genitori, che risultano del tutto assenti e scarsamente autonomi. Ciò fa sì che queste bambine tendano a assumersi responsabilità troppo grandi fin dalla tenera età. Il messaggio che passa, dunque, è che il loro valore dipende esclusivamente da ciò che fanno per gli altri.

Un tratto tipico della sindrome di Wendy è la bassa autostima: chi non nutre particolare considerazione e affetto nei propri confronti, tenderà a bramare l’apprezzamento degli altri, ricercando amore e conferme all’esterno di sé. Il bisogno di approvazione altrui, però, sebbene gratificante richiede un sacrificio estremo: la perdita del proprio sé più autentico.

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Recuperare autostima, autenticità e serenità è possibile per queste persone? Si tratta di un percorso lungo e complesso, ma decisamente percorribile. Il primo passo è acquisire consapevolezza del problema: spesso, infatti, si rimane intrappolate in situazioni di disagio senza rendersene conto. Proprio per questo, l’ideale sarebbe intraprendere un percorso di psicoterapia, che ci aiuti a riconoscere determinati pattern comportamentali disfunzionali e le radici profonde del nostro disagio.

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