Sta spopolando la tendenza al quiet quitting sul lavoro: di che si tratta?

Fare il minimo indispensabile per non farsi licenziare

 

Ci siamo passati tutti. Quel momento in cui un cliente o un collega ti spinge oltre il limite e ti viene l’impulso di licenziarti in modo rabbioso e di andartene. Invece di dare le dimissioni e fare una scenata, sul web si è diffusa una nuova tendenza chiamata “quiet quitting”. Ma cos’è e perché sta prendendo piede? Consiste nel fare semplicemente il minimo indispensabile per rimanere al lavoro. Non si fa tardi, non si fa il passo più lungo della gamba, ma si fa ogni giorno in modo che il capo non possa dire nulla.

I Gen Z sono i più grandi fan di questo metodo, che sostituisce la mentalità da side hustle e da girl boss che lavora ogni ora di molti millennial, con il “quiet quitting”, ovvero fare il minimo indispensabile ed evitare il burnout. L’utente @zaidleppelin in uno dei video più popolari, con 3,1 milioni di visualizzazioni e più di 500.000 mi piace, spiega come ha coniato il termine e scrive: “Il lavoro NON è la tua vita. Il tuo valore non è definito dalla tua produzione”.

Non si placano però le polemiche

L’hashtag ha avuto quasi 4 milioni di visualizzazioni, con persone che hanno condiviso il modo in cui stanno stabilendo confini più rigidi per raggiungere un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata. Alcune delle generazioni più anziane hanno risposto dicendo che si tratta di pura pigrizia e ingiustizia nei confronti dei colleghi, ma i fan del metodo hanno ribattuto sostenendo che se non vengono pagati di più o non ricevono benefici extra per andare oltre, allora perché dovrebbero farlo? Altri hanno scherzato affermando che il #quietquitting non è in realtà rivoluzionario, dopo tutto, comporta comunque che si lavori.

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Un’altra utente, che posta con il nome di @baobao.farm, ha condiviso una clip con la didascalia: “Qualcuno mi faccia sapere quando potrò effettivamente non presentarmi al lavoro ed essere comunque pagata”. Ha spiegato di essere confusa dal termine, dato che si tratta semplicemente di fare il proprio lavoro con un sano limite. Nonostante le polemiche, la tendenza continua a crescere, con un numero sempre maggiore di persone che giurano di fare il minimo indispensabile al lavoro a meno che non vengano ricompensate in modo equo.

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