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In Giappone la puntualità è una questione di principio, e ora anche l’edilizia ferroviaria si adegua al ritmo dei treni. La West Japan Railway Company ha infatti inaugurato un progetto a dir poco futuristico: la prima stazione ferroviaria stampata interamente in 3D. Il tutto completato in una sola notte, con precisione giapponese e un occhio al design. La location scelta è Hatsushima, nella prefettura di Wakayama, una zona costiera tranquilla, perfetta per testare la resistenza della nuova struttura.
Il vecchio edificio in legno, ormai datato, ha lasciato spazio a una costruzione in cemento armato realizzata con stampanti 3D su larga scala. L’intero progetto è stato affidato alla Serendix Inc., un’azienda specializzata in stampa 3D per l’edilizia. I componenti principali della nuova stazione – pareti, tetto e strutture portanti – sono stati prodotti in fabbrica e poi assemblati direttamente sul posto in appena sei ore, sfruttando la finestra temporale tra l’ultimo treno della sera e il primo del mattino.
Il metodo impiegato riduce al minimo l’impatto sul servizio ferroviario e offre vantaggi economici non trascurabili: secondo JR West, i costi di costruzione sono dimezzati rispetto ai metodi tradizionali. Anche i tempi sono ridotti drasticamente, il che rende la stampa 3D perfetta per intervenire su linee ferroviarie in funzione senza bloccare il traffico. Un sogno per ogni pendolare e una rivoluzione per chi progetta infrastrutture.
Ma non è solo questione di efficienza. La stampa 3D permette anche maggiore flessibilità architettonica. Niente più forme squadrate imposte dalle casseforme in legno o metallo. Il cemento viene “stampato” come fosse inchiostro, modellato per adattarsi sia al contesto ambientale che alle esigenze funzionali della struttura. Il risultato è un edificio compatto, alto poco più di due metri e mezzo, largo sei, e pronto ad affrontare le sfide del clima marino.
A rendere il progetto ancora più interessante è l’attenzione al territorio. La nuova stazione di Hatsushima non è un blocco grigio e impersonale: la sua facciata è decorata con motivi ispirati alla cultura locale. Mandarini mikan e pesci tachiuo fanno capolino tra le superfici, a dimostrazione che anche l’edilizia automatizzata può raccontare una storia. JR West ha parlato di “coesistenza regionale”, ovvero il tentativo di unire innovazione e tradizione, tecnologia e comunità.
Questo approccio è strategico non solo sul piano simbolico, ma anche operativo. Hatsushima è un punto di partenza per capire quanto una struttura stampata in 3D possa resistere all’ambiente marino, tra umidità, salinità e variazioni di temperatura. I dati raccolti in questa prima fase aiuteranno l’azienda a pianificare eventuali sviluppi futuri.
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Se tutto andrà secondo i piani, Hatsushima sarà solo il primo tassello. JR West intende replicare questo modello in altre località, soprattutto dove le vecchie strutture richiedono interventi urgenti. La stampa 3D potrebbe diventare una risorsa chiave per modernizzare la rete ferroviaria giapponese, garantendo maggiore sostenibilità e minore impatto ambientale. Insomma, mentre in altri Paesi si discute ancora su come snellire i tempi dei cantieri, in Giappone si costruiscono stazioni in sei ore e senza nemmeno far ritardare un treno. Il futuro, qui, viaggia davvero in orario.
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