Ciao, solitamente mi presenterei ma in questo caso vorrei evitare se possibile e gradirei che ogni riferimento a me e al mio nome venga censurato nella storia che vi sto inviando. Più che altro perché riguarda una cosa parecchio brutta e imbarazzante e anche se so che questo genere di situazioni vanno denunciate a gran voce, mi sento che lo sto facendo così tramite voi in modo tale da mantenere l’anonimato. Dovete sapere di me che sono una modella di 25 anni. Non mi vedo che sono chissà che, non sono ai livelli di quelle influencer che fanno migliaia e migliaia di follower e non ho un corpo così perfetto, ma mi è valso alcuni lavori come promoter, ragazza immagine e assistente a vari eventi, grazie anche alla mia professionalità. Tramite un’agenzia su cui mi appoggio, che solitamente è sempre attenta a questo genere di cose, sono stata messa in contatto con un certo Franco che era interessato a ingaggiarmi per un lavoro. In quel momento io ero effettivamente in difficoltà e un lavoro mi avrebbe fatto comodo, ma subito mi sono resa conto che sotto sotto c’era qualcosa di strano in quello che mi diceva, soprattutto perché dalla comunicazione via mail ha voluto sentirmi su whatsapp.
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La nostra fan ha voluto condividere, in forma totalmente anonima, un’esperienza difficile e delicata che l’ha profondamente segnata. Si tratta di un episodio che ha preferito raccontare attraverso questo spazio, per proteggere la propria identità, ma con l’intento di dare voce a una situazione che, purtroppo, non è così rara.
La protagonista della vicenda è una giovane donna di 25 anni, che lavora come modella. Non si considera un’influencer affermata né una figura da copertina, ma il suo aspetto gradevole, unito a serietà e professionalità, le ha permesso di ottenere vari incarichi come promoter, ragazza immagine e assistente in diversi eventi.
Attraverso l’agenzia con cui collabora abitualmente – un’agenzia che in genere si dimostra attenta e scrupolosa nella selezione dei contatti – è stata messa in contatto con un certo Franco, che si è presentato come interessato a coinvolgerla per un lavoro. In quel momento, la nostra follower si trovava in una situazione economica non semplice, quindi la proposta è apparsa da subito interessante e utile.
Tuttavia, fin dai primi scambi, ha percepito qualcosa di insolito. La comunicazione inizialmente avveniva via mail, ma ben presto l’interlocutore ha insistito per spostarla su WhatsApp. Questo cambio di canale, apparentemente innocuo, ha cominciato a far emergere elementi sospetti.
La nostra amica ha voluto raccontare questo episodio non solo per sfogarsi, ma anche per mettere in guardia altre persone che, come lei, lavorano nel mondo degli eventi e della moda e possono trovarsi esposte a situazioni poco chiare o ambigue. La sua intenzione è quella di denunciare un comportamento scorretto, pur mantenendo il riserbo sulla propria identità.
Il racconto prosegue con ulteriori dettagli sulla conversazione avvenuta tramite messaggistica istantanea, che ha confermato i timori iniziali. Un episodio che lascia emergere quanto sia importante la tutela nel mondo del lavoro, soprattutto in settori dove spesso si tende a sottovalutare i rischi dietro a offerte apparentemente innocue.
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