La terra ha un “battito cardiaco”: l’enigma della pulsazione ogni 26 secondi

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La terra ha un “battito cardiaco”: l’enigma della pulsazione ogni 26 secondi

| 21/03/2023
Fonte: Facebook

Un debole e ripetuto segnale sismico è stato scoperto negli anni ’60 e da allora gli scienziati si interrogano sulla sua origine

  • Nel 1963 il ricercatore Jack Oliver scoprì un debole segnale registrato dal sismografo ogni 26 secondi e proveniente da una zona dell’oceano Atlantico equatoriale
  • Molti studiosi si sono interrogati sull’origine del segnale. Negli anni ’80 è stato geolocalizzato nella Baia di Bonny, nel golfo di Guinea
  • Secondo una teoria potrebbe essere generato dalle onde dell’oceano che si infrangono sulla piattaforma continentale
  • Un’altra delle spiegazioni attribuisce il segnale a microsismi generati da vulcani
  • Nonostante le strumentazioni sempre più sofisticate, gli scienziati ancora lavorano per risolvere l’enigma

 

La terra ha un “battito cardiaco”: un debole segnale rilevato dai sismografi in più parti del mondo che si ripete ogni 26 secondi. Da oltre 60 anni gli scienziati si interrogano sulla sua origine, senza essere arrivati ad una spiegazione condivisa.

Il microseismo

Il segnale è detto microseismo, per indicare un debole tremore terrestre causato da fenomeni naturali e fu individuato per la prima volta nel 1962 da Jack Oliver, un ricercatore dell’Osservatorio Geologico Lamont-Doherty. Oliver capì che il tremore proveniva da qualche parte nell’Oceano Atlantico meridionale o equatoriale, e che il segnale era più forte nei mesi estivi dell’emisfero settentrionale (o nell’inverno dell’emisfero meridionale).

Successivamente il fenomeno è stato studiato nel 1980 da Gary Holcomb, un geologo dell’US Survey, che osservò che il segnale era più forte durante le tempeste. Nel 2005 Greg Bensen e Mike Ritzwoller, sismologi dell’Università del Colorado, triangolarono il segnale registrato dagli strumenti e scoprirono che arrivava da una zona del Golfo di Guinea, al largo della costa occidentale dell’Africa. Non riuscirono però a determinarne l’origine.

Onde del mare o vulcani?

Qualche anno dopo Garrett Euler e Doug Wiens, della Washington University di St. Louis, restrinsero ancora di più la geolocalizzazione, individuandola in una zona del Golfo di Guinea, chiamata Baia di Bonny. Gli scienziati ipotizzarono che la vibrazione fosse prodotta dalle onde che si infrangono sulla piattaforma continentale generando una differenza di pressione sul fondo oceanico da cui l’impulso sismico. Non tutti però condividevano la spiegazione. Un gruppo di scienziati cinesi invece ipotizzò che la fonte del battito ogni 26 secondi non fossero le onde, ma i vulcani. Il punto di origine del segnale era molto vicino ad un vulcano sull’isola di Sao Tomé, nella Baia di Bonny. Inoltre, nei pressi del vulcano Aso, in Giappone, si erano registrati dei microsismi dal segnale simile a quello di Sao Tomé.

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Ma c’era inoltre un’ulteriore domanda che si ponevano tutti gli scienziati e a cui manca ancora la risposta: ci sono piattaforme continentali e vulcani in tutto il mondo, perché il segnale ogni 26 secondi si registra solo in quel preciso punto dell’oceano?

«Stiamo ancora aspettando la spiegazione fondamentale della causa di questo fenomeno» ha affermato Ritzwoller. «Il pianeta presenta ancora molti misteri da studiare e svelare. E potrebbero essere le future generazioni di scienziati a risolvere questo grande enigma»

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