Tra le emoji c’è poca biodiversità, lo dice la scienza

Uno studio ha analizzato le icone delle app di messaggistica, rilevando una grande disparità tra animali, piante e microrganismi

 

Le emoji sono simboli pittografici utilizzati nelle chat per rappresentare concetti, emozioni, pensieri. Servono a far capire meglio il tono della conversazione e si possono usare anche come reazioni a singoli messaggi, per risparmiare tempo.

Il sottocomitato Unicode Emoji

Le emoji rappresentano volti, veicoli, edifici, cibo, piante, animali e altri oggetti suddivisi in diverse categorie. A decidere cosa inserire tra le emoji disponibili è il sottocomitato Unicode Emoji che periodicamente revisiona, aggiorna e aggiunge nuove icone a quelle già presenti.

Ebbene, secondo uno studio pubblicato sulla rivista iScience, l’attuale disponibilità di pittogrammi presenta molti animali ma poche piante, funghi e microrganismi. I biologi del dipartimento Scienze Ambientali dell’Università di Milano che hanno condotto la ricerca, hanno affermato che le icone sono ormai una parte così importante del nostro lessico moderno che un catalogo più vario potrebbe aiutare le conversazioni sulla biodiversità e sulla conservazione della natura.

Molti animali, poche piante

«Nella nostra società sempre più digitalizzata, non dovremmo sottovalutare il potenziale degli emoji per aumentare la consapevolezza e promuovere l’apprezzamento per la diversità della vita sulla Terra» si legge nello studio.

Analizzando la line-up attuale, utilizzando il sito Emojipedia, i ricercatori hanno classificato ogni icona legata alla natura e agli animali. Ne hanno trovati 112 in totale: 92 animali, 16 piante, un fungo e un microrganismo solitario. Nel complesso, ben il 76% degli emoji animali sono vertebrati.

Solo il 16% sono artropodi (come insetti e crostacei), il 4% sono molluschi, il 2% sono cnidari (creature sottomarine come meduse e coralli) e l’1% sono anellidi (come vermi e sanguisughe). E non ce n’è nessuno che rappresenti nematodi o platelminti (microscopici invertebrati vermiformi).

«Data questa considerevole disparità numerica, abbiamo concentrato le analisi approfondite sugli animali. L’identificabilità degli organismi è molto variabile, con diverse emoji che rappresentano chiaramente una determinata specie (ad esempio, il panda gigante, l’aquila calva, la farfalla monarca), altre che rappresentano un ordine, una famiglia o un genere chiaramente riconoscibile (ad esempio, il gorilla, la formica o il coccodrillo) e alcune emoji che forniscono solo una vaga rappresentazione di una classe (ad esempio, gli emoji “pesce” e “uccello“)».

Nonostante il divario tra le specie rappresentate, la biodiversità delle emoji è aumentata negli anni. Rispetto al 2015, il numero di icone di animali è più che raddoppiato e nel 2020 gli anellidi sono stati rappresentati da un anonimo verme. I coralli hanno avuto la loro emoji nel 2021.

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«Per comunicare in modo efficace sulla biodiversità e sulla sua conservazione utilizzando le emoji, è importante disporre di un’ampia gamma di icone che catturino l’incredibile diversità della vita sulla Terra. Ciò migliorerebbe le discussioni sugli organismi meno popolari che tendono a non essere sul nostro radar culturale».

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