Fonte: Pexels
Che il trucco potesse trasformare un volto lo sapevamo, ma che potesse mandare in crisi i controlli biometrici in aeroporto forse no. È successo a una giovane donna cinese all’aeroporto di Shanghai, dove il riconoscimento facciale ha alzato bandiera bianca davanti a un make-up troppo audace.
La scena, ripresa in un breve video diventato virale sui social cinesi, mostra la ragazza costretta a struccarsi con delle salviette sotto lo sguardo poco paziente di un’addetta aeroportuale. Il problema? Il software non riusciva a identificarla: troppa differenza con la foto sul passaporto.
Il momento clou del video arriva quando la dipendente dell’aeroporto le dice chiaramente di cancellare tutto finché il suo viso non tornerà a somigliare a quello nel documento. Un richiamo secco, che ha suscitato commenti ironici e anche un po’ di indignazione tra gli utenti online.
C’è chi ha scherzato sulla scena, sostenendo che “nella vita reale i filtri non esistono”, e chi invece ha sottolineato l’imbarazzo evidente della ragazza. Altri si sono chiesti se davvero i software biometrici non siano in grado di riconoscere un volto appena truccato.
Il riconoscimento facciale in aeroporto è ormai una prassi in molti paesi, pensata per velocizzare i controlli di sicurezza. Ma come dimostra questo caso, non sempre la tecnologia è pronta a fronteggiare eyeliner, contouring e rossetti iperpigmentati.
Alcuni utenti hanno infatti messo in dubbio l’affidabilità del sistema: se bastano delle ciglia finte per renderlo inefficace, forse è il momento di un aggiornamento. E in effetti non è la prima volta che si verifica un problema del genere. Alcuni anni fa, alcune donne cinesi furono bloccate in dogana dopo interventi di chirurgia estetica in Corea del Sud: anche lì, il sistema le dava per scomparse.
Il dibattito sollevato da questo video non riguarda solo il make-up, ma anche il confine tra sicurezza e diritto all’apparenza. Se è vero che i controlli servono a garantire l’identità, c’è chi si chiede se sia giusto dover “tornare al naturale” per passare un gate.
Al di là dei toni leggeri, il tema è serio: fino a che punto le tecnologie biometriche sono realmente inclusive e affidabili? E cosa succede quando il proprio viso, modificato solo da un trucco elaborato, non è più riconosciuto dallo Stato?
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In attesa che i software di riconoscimento facciale imparino a distinguere tra contouring e cambio d’identità, il consiglio implicito che emerge è uno solo: in aeroporto, meglio optare per un trucco leggero. O almeno avere delle salviette struccanti a portata di mano. Questo episodio, diventato virale, mette in luce un problema più ampio: la corsa alla digitalizzazione dei controlli ha bisogno anche di buon senso e aggiornamenti tecnologici. Altrimenti, ogni gate rischia di diventare una cabina di make-up rimozione forzata.
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