I videogiochi migliorano il QI nei bambini: il joypad fa bene al cervello

Quando premere “start” nei videogiochi può davvero aumentare il QI

 

Chi l’avrebbe mai detto? L’immagine del bambino seduto ore davanti allo schermo come “cervello fritto” sta per cambiare. Secondo un recente studio pubblicato su Scientific Reports, i videogiochi possono effettivamente migliorare alcune funzioni cognitive nei bambini. La ricerca ha seguito quasi 10.000 ragazzi tra i 9 e i 10 anni per due anni, confrontando chi passava più tempo davanti a console, PC o dispositivi portatili con chi preferiva TV e social.

Il risultato è sorprendente: i piccoli gamer hanno registrato un incremento medio di 2,5 punti nel QI rispetto ai coetanei meno appassionati di giochi. Non stiamo parlando di diventare Einstein in una settimana, ma abbastanza per notare differenze significative nei test cognitivi e nelle capacità di problem solving quotidiano.

Memoria, riflessi e strategie da gioco: i videogiochi sono perfetti

I videogiochi non sono solo passatempo: stimolano memoria, flessibilità mentale e autocontrollo. Ogni livello completato o decisione rapida migliora i riflessi e la capacità di adattarsi a nuove situazioni. La mente impara a processare informazioni in fretta, a pianificare strategie e a risolvere problemi in tempi ridotti.

La differenza con scrollare social o guardare video è netta. Le piattaforme brevi offrono gratificazione immediata, ma poca sfida cognitiva. Il gaming, al contrario, richiede concentrazione attiva e premia il cervello con ricompense legate al progresso e alla competenza.

Moderazione e routine equilibrata

Ovviamente, i ricercatori avvertono: non si tratta di sostituire scuola, sport o sonno con sessioni infinite di gioco. I benefici emergono solo se il gaming fa parte di una routine equilibrata. Giocare troppo senza pause rischia di vanificare gli effetti positivi, trasformando il passatempo in fonte di stress e distrazione.

Lo studio ha anche considerato fattori come genetica, educazione e reddito familiare, dimostrando che il vantaggio cognitivo del gaming non dipende da privilegi esterni. È il modo in cui il cervello viene stimolato a fare la differenza.

Social vs videogiochi

In pratica, il joypad batte TikTok e simili quando si tratta di allenare la mente, a patto di usare la testa. Le piattaforme di intrattenimento passivo tendono a ridurre attenzione e memoria, mentre i giochi interattivi migliorano processi cognitivi complessi come pianificazione, memoria di lavoro e controllo degli impulsi.

I genitori e gli educatori possono quindi considerare il gaming come uno strumento educativo, purché gestito con regole chiare e limiti di tempo. Un’ora o due di gioco mirato, seguito da attività fisica e studio, può trasformarsi in un vero allenamento cerebrale quotidiano.

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La rivincita del gamer

Il messaggio è chiaro: chi ha passato l’infanzia tra joystick e console non era solo a perdere tempo. Usati correttamente, i videogiochi diventano alleati della mente e aiutano a sviluppare abilità che social e TV da soli non offrono. Il futuro, insomma, appartiene a chi sa premere start, ma anche pause al momento giusto.

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