Il volto del papà predice se il nascituro sarà maschio o femmina?

Dal volto del papà si capisce il genere del bebè? Lo studio

 

Quando una coppia scopre di aspettare un bambino, l’eterno quesito sul genere del nascituro si affaccia quasi subito. Se finora ci si è affidati a vecchie leggende o a un’ecografia, una nuova ricerca dell’Università del Michigan lancia un’idea piuttosto originale: il volto del futuro papà potrebbe dare qualche indizio in più. Secondo lo studio, i padri con tratti facciali percepiti come dominanti avrebbero una probabilità più alta di avere un figlio maschio come primogenito.

La ricerca si è basata sull’analisi di fotografie di coppie con almeno un figlio, valutate da studenti universitari per aspetti quali dominanza, mascolinità e attrattiva. Tra tutte queste caratteristiche, solo la dominanza facciale si è mostrata significativa nell’influenzare il genere del primo bambino, aumentando la probabilità di un maschio di circa l’83%.

Cos’è la dominanza facciale e come si misura

Parlare di “volto dominante” non significa solo avere lineamenti marcati o una mascella imponente. Il concetto comprende un insieme di caratteristiche che trasmettono sicurezza, controllo e assertività, percepite da chi osserva. Nel caso dello studio, questa dominanza non è stata valutata dal soggetto stesso, ma da osservatori esterni che hanno dato un giudizio soggettivo basato sull’aspetto.

Gli scienziati hanno combinato osservazioni fisiche con valutazioni comportamentali e sociali per definire il livello di dominanza. Il risultato suggerisce che uomini con questi tratti abbiano maggiori probabilità di diventare papà di un maschio, almeno come primogenito. Una correlazione curiosa che porta a riflettere sul ruolo che la biologia e la percezione sociale possono avere nei processi riproduttivi.

Il caso delle madri e i limiti dello studio

Interessante è anche l’assenza di effetti simili legati ai tratti dominanti delle madri: la dominanza percepita nel volto femminile non sembra influire sul genere del bambino. Questo fatto stimola ulteriori domande e ipotesi, tra cui quella che le donne più esposte a testosterone – e quindi più propense a concepire maschi – siano naturalmente attratte da uomini con tratti dominanti.

Va però detto che lo studio si basa su dati retrospettivi, raccolti diversi anni dopo la nascita del bambino, e su valutazioni soggettive. Inoltre, il campione comprendeva persone di diverse etnie e culture, e la percezione della dominanza può variare molto in base al contesto sociale, il che può aver influenzato i risultati.

Implicazioni e curiosità sul genere del nascituro

Il legame tra dominanza facciale del padre e genere del primogenito potrebbe sembrare una notizia da gossip scientifico, ma in realtà apre a scenari interessanti sulla relazione tra biologia, attrazione e riproduzione. Se la percezione di dominanza riesce a influenzare in qualche modo la probabilità di avere un maschio, potrebbe esistere un complesso sistema di segnali biologici e sociali che ancora non comprendiamo appieno.

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Magari un giorno, prima di organizzare una festa di gender reveal, basterà scattare una foto al futuro papà per avere qualche indizio sul genere del nascituro. Fino ad allora, rimane una ricerca che stimola curiosità e nuovi interrogativi, ma soprattutto fa sorridere chi si chiede come la scienza riesca a collegare aspetti apparentemente così diversi.

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