Zia o Babysitter

“Mia cognata mi ha chiesto i soldi perché ha tenuto mio figlio (SUO NIPOTE) per 3 ore!! Vi rendete conto l’assurdità? Mi chiamo Marianna, buongiorno. Vi mando questi screen allegati perché mia cognata si è comportata in una maniera assurda. Vi pare normale che una persona della famiglia ti chiede i soldi per tenere suo nipote?? Pensate ai nonni?? Come sarebbe se i nonni vi chiedono i soldi?? La società dove andrebbe a finire?? Esistono zii e nonni per aiutare in questa società in cui il wellfare è inesistente, in cui non ci sono servizi per le mamme che lavorano. Stiamo scherzando??? Il problema è che le persone non hanno idea di cosa significa avere un figlio e un lavoro a tempo pieno insieme. Pensano che è tutto facile. Si godono la loro vita da nullafacenti e pensano solo a se stessi. Come lo impiegano il tempo?? Dal parrucchiere, dal personal trainer, dal nutrizionista, dall’estetista, a bere con le amiche. Poi gli chiedi un favore ed ecco che scatta la trappola e vogliono soldi per una cosa che è una normale prassi familiare. Io vi chiedo cosa ne pensate???”

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Marianna si trovò di fronte a una situazione che percepiva come completamente assurda: sua cognata le aveva richiesto un compenso in denaro per aver accudito suo figlio, cioè il proprio nipote, per soltanto tre ore. Tale richiesta contravveniva profondamente alle aspettative di Marianna sul ruolo di supporto che i parenti, in particolare zii e nonni, dovrebbero naturalmente assumere all’interno della dinamica familiare. Per Marianna, questo episodio non era soltanto un gesto isolato di incomprensione familiare ma sollevava questioni più ampie sulla solidarietà e l’assistenza reciproca in un contesto sociale dove le reti di welfare appaiono carenti e i servizi di supporto per le famiglie lavoratrici sono insufficienti.

Marianna evidenziava come, nella sua visione, la famiglia dovrebbe fungere da sistema di supporto naturale, soprattutto in una società che lascia le madri lavoratrici a fronteggiare da sole numerose sfide. L’assenza di una rete welfare efficace rende il sostegno familiare non solo prezioso ma essenziale. La richiesta di sua cognata veniva vista come un segno di una problematica più ampia: una perdita di senso della comunità e della famiglia, dove persino gesti di cura diventano mercificati.

Inoltre, Marianna criticava il modo in cui alcune persone, a suo avviso, vivono in una bolla di individualismo e superficialità, dedicandosi a attività di puro piacere o benessere personale, ignorando le responsabilità e le esigenze degli altri membri della famiglia. Questo atteggiamento di apparente indifferenza nei confronti delle difficoltà altrui, come la sfida di bilanciare lavoro e vita familiare, aggravava il senso di isolamento e di mancanza di sostegno percepito da Marianna.

La situazione descritta da Marianna sollevava un dibattito più ampio sulle aspettative reciproche all’interno delle famiglie moderne, sulla natura dell’assistenza familiare come dovere implicito o servizio negoziabile, e sulla necessità di riconoscere e sostenere le sfide quotidiane delle madri lavoratrici. Marianna, condividendo la sua esperienza, invitava a riflettere sull’importanza dei valori di solidarietà e supporto reciproco, sottolineando quanto questi siano fondamentali per il benessere collettivo e la coesione sociale.

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