Fonte: Pexels
Negli ultimi tre anni, il fenomeno degli hikikomori in Italia ha registrato un aumento preoccupante, con i casi di giovani che si isolano socialmente triplicati. Secondo una ricerca condotta dal Cnr-Irpps e pubblicata su Scientific Reports, il ritiro sociale volontario sta diventando un problema crescente tra gli adolescenti italiani di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Lo studio ha suddiviso i giovani in tre categorie: “farfalle sociali”, che mantengono una vita relazionale attiva; “amico-centrici”, che si affidano a un ristretto gruppo di amici; e “lupi solitari”, ovvero coloro che hanno progressivamente smesso di uscire con coetanei al di fuori della scuola.
È proprio all’interno di quest’ultimo gruppo che si è osservato un incremento significativo del ritiro sociale, passando dal 5,6% al 9,7% nel giro di tre anni. Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Tra le principali vi sono le difficoltà nelle relazioni familiari, in particolare nel rapporto con la madre, e il clima scolastico spesso caratterizzato da episodi di bullismo e cyberbullismo. Anche la pressione sociale e l’uso intensivo dei social media giocano un ruolo importante: da strumenti di connessione, possono trasformarsi in fattori di esclusione, alimentando insicurezze e senso di inadeguatezza. Inoltre, la mancanza di attività extrascolastiche e sportive riduce ulteriormente le occasioni di interazione sociale.
Leggi anche: Millennials vs Gen Z, è “guerra” sui social: “Siete fissati con Harry Potter”
Un aspetto interessante emerso dallo studio è che i giovani che iniziano a isolarsi progressivamente riducono anche l’uso dei social media, segnale di una disconnessione non solo fisica ma anche digitale. Questo suggerisce che il fenomeno del ritiro sociale possa evolvere in un allontanamento totale da qualsiasi forma di interazione, sia online che offline. Gli esperti considerano questa situazione una possibile emergenza sociale. Secondo Antonio Tintori, uno degli autori della ricerca, è fondamentale adottare misure preventive coinvolgendo famiglie e scuole. Programmi educativi, supporto psicologico e strategie di inclusione potrebbero aiutare gli adolescenti più vulnerabili a evitare il completo isolamento. Il gruppo di ricerca Musa proseguirà le indagini con un nuovo progetto quinquennale per monitorare le dinamiche del fenomeno e individuare soluzioni efficaci, con l’obiettivo di migliorare il benessere psicologico e sociale dei giovani italiani.
Share