Fonte: Commenti Memorabili
Non è la Terra, ma la Luna a essere finita nel mirino di un asteroide chiamato 2024 YR4. Il corpo celeste, scoperto di recente, ha una probabilità del 4,3% di centrare il nostro satellite naturale il 22 dicembre 2032. Una percentuale che, se sembra bassa nei discorsi da bar, su scala astronomica fa già alzare più di un sopracciglio nei centri di ricerca.
Con un diametro di circa 60 metri, l’asteroide – grande quanto un palazzetto dello sport – potrebbe causare un’esplosione equivalente a oltre 6,5 milioni di tonnellate di tritolo, cioè più di 5,9 miliardi di euro in potenza distruttiva, se vogliamo quantificare in chiave assicurativa. Un cratere di quasi 1.000 metri di diametro sul suolo lunare e decine di milioni di chilogrammi di detriti scagliati nello spazio: uno spettacolo unico, a patto di non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Se l’impatto avverrà davvero, potremmo assistere a una meteor shower d’eccezione, con frammenti lunari che si incendiano nell’atmosfera terrestre. A differenza delle meteore tradizionali, i frammenti lunari viaggerebbero a velocità più basse e disegnerebbero scie più lunghe, lente e affascinanti nel cielo notturno.
I calcoli parlano chiaro: fino al 10% del materiale espulso dalla Luna potrebbe arrivare dalle nostre parti in appena 3 o 5 giorni. La maggior parte brucerebbe prima di toccare terra, ma qualche sassolino potrebbe anche fare il grande salto e atterrare, diventando un souvenir naturale con tanto di certificazione temporale: “colpito e lanciato il 22 dicembre 2032”.
C’è un piccolo problema: i nostri cieli non sono vuoti. Fra satelliti meteorologici, GPS, reti di comunicazione e astronauti in orbita, le collisioni spaziali sono tutto tranne che un gioco. Un sassolino da un centimetro che viaggia a 13.000 metri al secondo non è una piuma poetica: è un proiettile da evitare con cura.
Secondo gli esperti, le conseguenze potrebbero equivalere a diversi anni di normale erosione spaziale concentrati in pochi giorni. Per le megacostellazioni come Starlink, parliamo di migliaia di potenziali micro-impatti su ogni singolo satellite. Il rischio di danni seri resta basso, ma l’usura anticipata non è uno scherzo.
L’impatto, se avverrà, sarà anche un’occasione unica per la comunità scientifica. Gli strumenti puntati sul cielo potrebbero osservare in diretta la formazione del cratere, la traiettoria dei detriti e magari recuperare in seguito qualche frammento caduto sulla Terra. Un laboratorio naturale gratuito (e violento), perfetto per migliorare modelli di simulazione e dinamiche di impatto.
In più, potrebbe essere la sveglia che serviva per aggiornare il concetto di “difesa planetaria”. Fino a oggi, la protezione spaziale si è concentrata sull’evitare che oggetti celesti colpiscano la Terra. Ma con sempre più attività in orbita lunare e satelliti in ogni angolo del cielo, forse è il caso di allargare il raggio di sorveglianza anche al nostro quartiere cosmico.
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Per ora, niente panico. L’asteroide è ancora troppo lontano per confermare il suo percorso con precisione. Dovremo aspettare il suo ritorno in vista nel 2028 per sapere se la Luna avrà bisogno di un casco o potrà passare il Natale 2032 in tranquillità. Nel frattempo, gli scienziati osservano, simulano e incrociano le dita. E noi possiamo prepararci a una possibile notte di dicembre con i fuochi d’artificio più costosi (e scientifici) dell’intero sistema solare.
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