Fonte: Commentimemorabili.it
Molti di noi hanno fatto questa esperienza: una lasagna o uno spezzatino riscaldato il giorno successivo sembra avere un sapore più buono rispetto a quando era appena cucinato. Questo fenomeno, che a prima vista può sembrare solo una percezione soggettiva, ha in realtà spiegazioni scientifiche ben fondate. Dietro al sapore più gustoso degli avanzi ci sono reazioni chimiche, trasformazioni enzimatiche e dinamiche sensoriali complesse.
Uno dei principali fattori che contribuisce al miglioramento del gusto degli alimenti avanzati è l’ossidazione. Dopo la cottura, ingredienti come cipolle, aglio o verdure crucifere, ricche di composti solforati (broccoli, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles, cime di rapa) iniziano a ossidarsi. Questo processo attenua il forte sapore iniziale, rendendolo più morbido. Le spezie molto aromatiche, come pepe nero, coriandolo o curcuma, si “ammorbidiscono” durante il riposo in frigorifero, contribuendo a una maggiore armonia gustativa. Anche l’amido presente in alimenti come patate e legumi inizia a rompersi in zuccheri più semplici, donando al piatto una dolcezza più sottile e gradevole.
A ciò si aggiunge un processo di fusione degli aromi, paragonabile a una sorta di marinatura. Quando un piatto viene lasciato raffreddare e poi riposare in frigorifero, le molecole aromatiche hanno tempo di interagire tra loro e penetrare nei vari ingredienti. Le proteine, in particolare, si degradano lentamente in amminoacidi, rilasciando composti che esaltano la percezione di quello che è definito il quinto gusto, l’umami. Affiancato ai tradizionali quattro sapori fondamentali, ovvero dolce, salato, amaro e aspro, è descritto come “gradevole al palato” ed è caratteristico dei brodi, arrosti, formaggi e di altri alimenti ricchi di proteine. Definisce il gusto particolare legato al glutammato monosodico, che abbonda nei brodi di carne, nei pomodori maturi e nei prodotti alimentari fermentati, come la salsa di soia, o stagionati, come i formaggi grana. È per questo che stufati, curry e zuppe assumono un sapore più complesso e stratificato dopo 12-24 ore di riposo.
Il raffreddamento dei cibi permette inoltre agli aromi di “sposarsi”, generando un profilo gustativo più armonico. Mentre i sapori forti si attenuano, quelli nascosti emergono, contribuendo a una maggiore profondità sensoriale. La struttura molecolare di piatti umidi e ricchi, come i ragù o le zuppe, si presta particolarmente a questo processo, perché i liquidi facilitano la diffusione dei composti aromatici.
Tuttavia, non tutti i piatti migliorano con il tempo. Ci sono alimenti che tendono a deteriorarsi rapidamente sia nel gusto che nella consistenza. Preparazioni leggere e delicate, come insalate condite o soufflé, possono risultare flosce, scomposte o eccessivamente acide dopo solo poche ore. Il cambiamento di consistenza, in questi casi, è spesso più marcato del cambiamento aromatico, rendendo il piatto meno piacevole al palato.
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È importante anche tenere presente gli aspetti legati alla sicurezza alimentare. Lasciare i cibi a temperatura ambiente troppo a lungo può favorire la crescita di batteri, anche se il sapore migliora. Per questo, gli esperti raccomandano di raffreddare velocemente gli avanzi, conservarli in frigorifero entro due ore dalla cottura e riscaldarli fino a una temperatura interna sicura prima di consumarli. Solo così si può godere del sapore migliorato in tutta tranquillità.
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