Un bambino di troppo

Quanto pesa un figlio sulla vita di una donna? Io ci sto davvero ripensando. Il mio compagno mi ha spezzato il cuore. Io e il mio compagno stiamo cercando di avere un figlio. È una cosa freschissima e ci stiamo provando da un mesetto. Ho molti dubbi però. Lavoro a tempo pieno e non so un figlio quanto tempo mi porterà via. Sono una partita iva e per me non esiste congedo di maternità. Come farò a gestire maternità e clienti? Sono davvero preoccupata di questo. Non abbiamo nonni vicini a cui dare il bambino. Siamo io e il mio compagno. Lui è una persona che a me sembra viva sulle nuvole, come la maggior parte degli uomini. Pensa che tutto avvenga magicamente. Lui deve solo andare a lavoro e basta. Il suo compito finisce qui per lui. Il resto non esiste. Fare le pulizie a casa, fare la spesa, gestire un’eventuale paternità: sono tutte cose che non lo riguardano. Io dico che un figlio si deve gestire 50 e 50. Ok, l’utero ce l’ho io e i seni pure. Ma solo questo. Il resto lo si deve fare in due. Altrimenti non ha senso dire sì voglio un figlio.

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La nostra fan ha deciso di condividere con coraggio e trasparenza le sue paure e delusioni in un momento di grande delicatezza: la ricerca di un figlio con il compagno. Racconta che è una decisione freschissima, iniziata da circa un mese, ma che già la sta portando a fare profondi ragionamenti sul senso di questo passo e sul carico che comporta, soprattutto per una donna.

Lavora a tempo pieno come partita IVA, e ricorda che per lei non esiste un vero congedo di maternità, con la conseguente preoccupazione su come gestire la maternità e i clienti, le scadenze, le entrate economiche e il carico mentale che inevitabilmente aumenterà.

A complicare le cose c’è la consapevolezza che non hanno nonni vicini, quindi eventuali aiuti familiari non sono un’opzione. Si ritrova a pensare che, alla fine, a gestire tutto saranno solo lei e il compagno.

E proprio sul compagno la nostra fan esprime la sua delusione più grande: lo percepisce come una persona che vive “tra le nuvole”, convinto che nella vita “le cose avvengano magicamente” e che per un uomo basti andare a lavorare per sentirsi a posto con il proprio ruolo. Tutto il resto, racconta con amarezza, per lui non esiste: pulizie, spesa, gestione domestica e un’eventuale paternità sono argomenti che non prende in considerazione, come se non lo riguardassero.

Sottolinea con fermezza che un figlio va gestito al 50 e 50, perché se è vero che l’utero e i seni sono della madre, tutto il resto deve essere condiviso, con la consapevolezza che un figlio non è solo un sogno, ma anche un impegno concreto che si porta avanti in due. Diversamente, dice, non ha senso dire “sì, voglio un figlio” se non si è pronti a cambiare le proprie abitudini e a farsi carico della quotidianità.

Ha deciso di condividere la sua riflessione in questo spazio per dare voce a tutte le donne che si ritrovano a portare sulle spalle un carico che dovrebbe essere condiviso, ricordando quanto sia importante riflettere sul senso della genitorialità e sulla reale parità nella coppia prima di affrontare una scelta così importante.

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