“mi chiamo Stefano e la chat che vi mando risale a circa 3 anni fa, se non erro. Io questa volta non sono il protagonista buono, sono qualcuno che si vergogna di ciò che ha fatto. Mando questa chat perché ho fatto una cosa molto brutta in passato e ho deciso di condividerla per lanciare un messaggio importante. Questo episodio risale ai tempi del liceo: io sono sempre stato un ragazzino carino, ben inserito, sportivo, andavo abbastanza bene a scuola, facevo parte di una compagnia di persone ben inserite, diciamo ‘popolari’. Un giorno ci rendiamo conto che c’è una ragazza che frequenta la classe vicino alla nostra, che mi guarda spesso, penso di piacerle. Lei è una ragazza carina, ma totalmente fuori dai canoni estetici che di solito fanno sbavare i ragazzi. È perbene, acqua e sapone, poco trucco, vestiti normali e non per andare sul red carpet.
Io la trovo carina, mentre per i miei compagni è il simbolo della sfigata. Così mi stuzzicano e mi chiedono se mi piaccia. Io rispondo ovviamente di no perché sono un gran codardo. Allora purtroppo loro mi spronano a farle uno scherzo, approfittando del debole che lei sembra provare per me…e questo è solo l’inizio di tutto…”
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Un nostro fan di nome Stefano ha deciso di condividere una chat risalente a circa tre anni fa, un episodio del suo passato che oggi ricorda con vergogna. Racconta di essere stato, durante gli anni del liceo, uno studente ben visto: sportivo, socialmente inserito, con buoni risultati scolastici e parte di una compagnia considerata “popolare”.
La storia che ha voluto raccontare parte da un’osservazione apparentemente innocente: una ragazza di una classe vicina che lo guardava spesso. Secondo Stefano, quella ragazza, dal carattere riservato e dai modi semplici, aveva un debole per lui. Lei era diversa dagli stereotipi estetici che spesso attirano l’attenzione nei contesti scolastici: acqua e sapone, poco trucco, vestiti normali. Lui la trovava carina, ma i suoi compagni di compagnia non la consideravano allo stesso modo, anzi la deridevano e la etichettavano come “sfigata”.
Alla domanda dei compagni se lei gli piacesse, Stefano ha risposto di no, solo per codardia e paura di uscire dal coro. Da lì è nato lo scherzo: i suoi amici lo hanno spinto ad approfittare dei sentimenti della ragazza, e lui, pur sapendo che era una cosa sbagliata, ha accettato. Quello che inizia come un gioco, come un momento di leggerezza tra adolescenti, ha poi preso una piega ben più seria e crudele.
Stefano ha deciso di mandare questa testimonianza proprio perché oggi riconosce la gravità di ciò che ha fatto. Non si considera la “vittima” della situazione, ma piuttosto qualcuno che ha sbagliato e vuole assumersene la responsabilità. Con questa condivisione intende lanciare un messaggio, soprattutto a chi vive la scuola oggi: le azioni compiute con leggerezza, per farsi accettare o per compiacere gli altri, possono lasciare ferite profonde in chi le subisce.
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