Fonte: Pixabay
L’adozione dell’intelligenza artificiale sta avendo un impatto significativo sul settore pubblico in Italia, con circa il 57% dei dipendenti pubblici, pari a 1,8 milioni di lavoratori, che saranno fortemente esposti a questa nuova tecnologia. Tra questi, il 12%, ossia 218.000 persone, rischia di essere sostituito, come emerge dalla ricerca di Fpa “L’impatto dell’intelligenza artificiale sul pubblico impiego” presentata al Forum P.A. 2024.
La ricerca evidenzia che l’80% dei lavoratori altamente esposti potrebbe integrare l’IA nel proprio lavoro, ottenendo miglioramenti significativi. Circa 1,5 milioni di lavoratori con ruoli di leadership e gestione, come dirigenti scolastici, responsabili strategici e leader di progetti innovativi, potrebbero operare in modo complementare con le nuove tecnologie se adeguatamente formati e supportati da un’organizzazione abilitante.
Tuttavia, il 12% dei dipendenti pubblici, pari a 218.000 persone, è a rischio sostituzione. Questi lavoratori svolgono compiti ripetitivi e prevedibili che potrebbero essere facilmente automatizzati dall’IA. Un ulteriore 8%, circa 154.000 dipendenti, tra cui molte professioni del settore sanitario e diplomatico, si trova in una zona ambigua tra potenziali sinergie e rischi di sostituzione. Le professioni altamente specializzate, come i ruoli direttivi e i professionisti, hanno un forte potenziale di collaborazione con l’IA.
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Al contrario, le professioni meno specializzate e routinarie sono più vulnerabili alla sostituzione, suggerendo la necessità di una riconsiderazione dei ruoli e di una riqualificazione per mitigare gli effetti negativi. La rivoluzione dell’IA rappresenta la ‘terza ondata’ di trasformazione per il settore pubblico negli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia. Nelle strutture centrali della pubblica amministrazione, come ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, quasi la metà dei dipendenti è a rischio sostituzione a causa dell’IA. Si tratta di oltre 92.000 persone su poco meno di 204.000 lavoratori, con il 47% del personale impattato dalla nuova tecnologia.
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