Dormire con un peluche da adulti? Altro che infanzia: è terapia notturna!

Dormire con un peluche da adulti: comfort e cervello ringraziano

 

Dormire con un peluche non è solo roba da bambini. È un’abitudine diffusa tra molti adulti, anche quelli con un lavoro stabile, una casa in ordine e una reputazione da difendere. E non serve nemmeno nasconderlo sotto al letto ogni volta che si ha un ospite. La scienza parla chiaro: stringere qualcosa di morbido durante la notte fa bene, riduce il cortisolo, il famigerato ormone dello stress, e attiva un senso di protezione che arriva diretto dal passato.

I dati parlano da soli. Più della metà degli adulti intervistati in un sondaggio di Build-A-Bear possiede un peluche con un significato speciale. E quasi il 40% lo tiene ancora nel letto, nonostante i trent’anni (o più) sul curriculum. Non è un segreto da tenere nell’armadio, ma una modalità molto umana di affrontare la solitudine emotiva o anche solo la stanchezza quotidiana.

Dormire con i peluche: la scienza approva

Secondo la psicologa del sonno Jade Wu, dormire abbracciati a un oggetto soffice risponde a un bisogno antico: il contatto fisico. Nelle società primitive si dormiva in gruppo, oggi invece ci si arrangia con un orsetto di stoffa. Il principio però è lo stesso: il corpo e il cervello si rilassano se c’è qualcosa o qualcuno accanto.

Anche la terapeuta Jessica Lamar utilizza i peluche nel suo lavoro: accompagna i pazienti adulti a costruirne uno personalizzato per rappresentare il loro “bambino interiore”. Questo tipo di oggetto diventa uno strumento per elaborare traumi passati, colmare vuoti e creare nuovi ricordi affettivi, tangibili e quotidiani. A volte basta una carezza a un pupazzo per sentirsi meno soli.

Non è regressione, è regolazione emotiva

Il pregiudizio culturale fa ancora fatica a mollare la presa: dormire con un peluche viene spesso visto come un comportamento infantile, da nascondere sotto il cuscino in caso di ospiti. Ma in realtà, questi oggetti funzionano come veri e propri strumenti di regolazione emotiva. Non tutti hanno avuto un’infanzia facile, ma anche chi l’ha avuta può trovare conforto nel riprendere un’abitudine leggera, simbolica, personale.

E non è nemmeno solo una questione psicologica. Toccare qualcosa di morbido stimola recettori sensoriali che inviano segnali rassicuranti al sistema nervoso. Risultato? Il corpo si rilassa, il cuore rallenta e il sonno arriva più facilmente. Altro che valeriana.

Il peluche non ha età (né genere)

Il peluche, contrariamente a quanto si pensi, non è un’esclusiva femminile. Anche molti uomini adulti lo ammettono: dormire con un oggetto affettivo dà un senso di stabilità e continuità. Alcuni lo tengono sotto il letto, altri lo portano con sé nei momenti difficili, come se fosse una riserva di affetto pronta all’uso. Il fatto che questo conforto venga da un pezzo di stoffa cucito con amore non lo rende meno valido.

Anzi, come ricorda Stuart Brown, fondatore del National Institute for Play, gli oggetti di transizione restano con noi per tutta la vita, anche se cambiano forma. Possono diventare un cuscino, una coperta, o un orsacchiotto da tenere nascosto in una sacca di marca. L’importante è che mantengano il loro potere: offrire conforto, creare un legame, farci sentire al sicuro.

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Nessun bisogno di crescere del tutto

Dormire con un peluche non è una stranezza, ma una risposta intelligente a un bisogno emotivo che nessuna età anagrafica può cancellare. Non serve buttarlo via per dimostrare di essere adulti. Anzi, il vero segno di maturità forse è proprio accettare che anche un orsacchiotto può avere un posto nel nostro letto. E nella nostra serenità.

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