Essere “cool” non è una questione di aspetto o di soldi: ecco le caratteristiche che devi avere

Essere cool: la guida (scientifica) per chi non ha una moto né un milione sul conto

 

C’è chi pensa che basti un paio di occhiali da sole, un sorriso storto e una playlist ben curata. Ma la scienza, con la sua proverbiale freddezza, ha deciso di rovinare la festa. Uno studio globale ha infatti messo in fila le sei qualità che rendono una persona autenticamente cool. Spoiler: non serve nemmeno avere follower o un cappello strano.

L’indagine, condotta su quasi 6.000 persone in 13 Paesi, ha rivelato che la coolness non è un’invenzione di Hollywood o un algoritmo di Instagram. Si tratta piuttosto di un insieme di tratti psicologici che superano confini, idiomi e gusti musicali.

I sei tratti che definiscono la coolness secondo lo studio

La lista dei tratti identificati dagli studiosi è piuttosto chiara. Le persone percepite come cool sono estroverse (parlano, ascoltano e non si mimetizzano nel divano), edoniste (amano divertirsi, senza dover chiedere il permesso), potenti (senza dominare, ma con quel magnetismo che ti fa dire “ok, guida tu”).

E poi? Sono aperte mentalmente, quindi pronte a cambiare idea senza entrare in crisi esistenziale. Amano il rischio, ma in modo intelligente, e soprattutto sono autonome: fanno le cose a modo loro, anche se significa arrivare al brunch con le scarpe sbagliate. Non si tratta di essere “bravi ragazzi”, bensì di avere un mix di carisma e libertà interiore che sfida le convenzioni, ma senza sembrare un cliché da serie TV.

Cool e buono: due concetti meno gemelli di quanto sembri

I ricercatori hanno voluto capire se le persone cool coincidessero con quelle “buone”. Risultato? Meno di quanto si pensasse. Certo, una persona può essere entrambe le cose, ma spesso la coolness è legata a tratti più ribelli e meno morali. Perché essere cool non vuol dire essere etici: vuol dire saper navigare fuori rotta senza affondare.

E no, non si parla di influencer o celebrità, ma di persone normali. Colleghi, amici, magari persino quel cugino che ha lasciato tutto per aprire un chiosco di ramen a Lisbona. E che, diciamolo, riesce a essere cool anche con la camicia sbottonata male.

La coolness è universale e resiste anche alla globalizzazione

Una delle sorprese maggiori è stata la somiglianza delle risposte da culture completamente diverse. Corea del Sud, Cile, Nigeria, Stati Uniti: ovunque si sono ripetuti gli stessi tratti. Nessuna zona del mondo ha ribaltato la definizione, neanche quelle più tradizionaliste. Questo lascia intendere che la coolness svolge una funzione sociale riconoscibile a livello globale.

In un mondo in cui tutti cercano di essere notati, chi è davvero cool sembra farlo senza provarci troppo. Non per finta modestia, ma per una sorta di rilassata coerenza interiore.

Da jazz e beatnik a social network: l’evoluzione di una parola senza tempo

Il termine “cool” nasce in ambienti afroamericani negli anni ’40 e attraversa i decenni evolvendosi, ma mantenendo sempre un’aura di anticonformismo e autocontrollo. Oggi si è aperto a nuove sfumature: si può essere cool anche con un sorriso, senza la necessità di recitare l’indifferente.

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E mentre il concetto è stato esportato in tutto il mondo, è rimasto solido. “Cool” è diventato una parola globale, usata in lingue diverse, con un significato condiviso. Una specie di Esperanto del carisma. Alla fine, ciò che rende una persona cool non è ciò che possiede, ma il modo in cui si muove nel mondo. Con coraggio, autonomia e una certa voglia di vivere a modo proprio. Non è questione di moda o status, ma di autenticità ben dosata. E per chi si sta chiedendo come diventarlo… beh, forse smettere di chiederselo è già un buon inizio.

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