Usare Google Maps rende meno intelligenti? Ecco come il GPS influisce sul cervello

Gli esperti si chiedono se i sistemi di navigazione come Google Maps influenzino l’intelligenza spaziale e se la società stia diventando estremamente dipendente dalla tecnologia

 

L’uso del GPS e delle applicazioni come Google Maps sono ormai indispensabili per viaggiare ed arrivare più velocemente a destinazione. Usiamo il navigatore per gli spostamenti quotidiani, per evitare zone di traffico e per muoverci anche a piedi nei grandi centri urbani.

La “sindrome da dipendenza dal GPS”

L’uso eccessivo dei sistemi di navigazione può influenzare l’intelligenza e la capacità di orientamento? Alcuni scienziati si sono chiesti se si stia sviluppando una sorta di “sindrome da dipendenza dal GPS” e hanno scherzato sul fatto che i personaggi delle fiabe come Cappuccetto Rosso potrebbero oggi perdersi nel bosco senza l’uso di un navigatore. Secondo uno studio, nel 2017 più del 90% della popolazione connessa a Internet in tutto il mondo utilizzava questa tecnologia.

Il GPS, che sta per Global Positioning System, utilizza una rete di satelliti in orbita per determinare la tua posizione precisa sulla Terra. Dalla sua invenzione negli anni ’70 e dalla sua disponibilità commerciale negli anni ’90, ha cambiato il modo in cui ci muoviamo nel mondo. Non è più necessario portare con sé mappe fisiche o fare affidamento sui segnali stradali per trovare la strada.

L’intelligenza spaziale

«Il GPS ha trasformato il modo in cui ci orientiamo nel mondo. Sebbene sia uno strumento estremamente utile, potrebbe anche influenzare la nostra innata capacità di navigazione e la nostra intelligenza spaziale. Il nostro cervello è come un muscolo e se non lo esercitiamo regolarmente, potrebbe indebolirsi con il tempo» spiega Joaquín Ferrol, psicologo generale della salute, in un’intervista per Computer Hoy.

Quando si usa il Gps la mente tende ad entrare in una “modalità passiva” di navigazione. Segue semplicemente le istruzioni senza la necessità di prestare estrema attenzione all’ambiente esterno o di creare una mappa mentale del luogo. «Ciò può comportare una minore stimolazione delle aree chiave del cervello, come l’ippocampo, che è vitale per la formazione della memoria spaziale», commenta l’esperto.

Il Gps della mente

L’ippocampo è il GPS della mente ed è stato dimostrato in una ricerca che chi lavora in alcuni settori dove è necessario orientarsi, come ad esempio i tassisti, ha un ippocampo di dimensioni maggiori rispetto ad altre persone.

Quando ci si orienta utilizzando segnali naturali, mappe mentali e osservando l’ambiente, il cervello è in “modalità attiva” di navigazione. Elabora costantemente informazioni, prende decisioni e forma una rappresentazione mentale dell’ambiente circostante.

«L’intelligenza spaziale è un’abilità preziosa che consiste nella capacità di comprendere e muoversi nello spazio tridimensionale che ci circonda. La dipendenza dal GPS può ridurre l’opportunità di esercitare e migliorare questa abilità» ha aggiunto Ferrol.

Se il navigatore influenza la capacità di orientamento, dall’altro lato consente di risparmiare tempo, di ridurre lo stress e contribuisce ad evitare situazioni potenzialmente pericolose fornendo indicazioni precise ed aggiornate.

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«Può essere considerato una sorta di “stampella cognitiva”, che ci aiuta a breve termine, ma potrebbe indebolire le nostre capacità a lungo termine. È importante che le persone continuino a sviluppare le proprie capacità di orientamento, anche se utilizzano frequentemente il GPS» ha concluso il ricercatore.

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