Quando l’Homo sapiens inventò la crema solare per sopravvivere alle radiazioni 41.000 anni fa

Il filtro solare preistorico: quando l’uomo si spalmò l’ocra

 

Chi ha detto che la protezione solare è un’invenzione moderna? Se pensate che SPF 50 sia il frutto di qualche genio contemporaneo, dovreste fare un salto indietro di 41.000 anni. È proprio in quel periodo che Homo sapiens, dotato di una certa astuzia epidermica, decise di sfidare un piccolo dettaglio cosmico: l’inversione dei poli magnetici della Terra. Evento noto come escursione di Laschamps, con conseguenze tutt’altro che trascurabili.

Il campo magnetico terrestre, normalmente impegnato a difenderci dalle radiazioni spaziali, perse il 90% della sua efficacia. Non esattamente un’abbronzatura da cartolina, ma un’ondata di raggi UV in grado di cuocere lentamente chiunque si trovasse esposto. I Sapiens, per nulla intenzionati a farsi rosolare, tirarono fuori il loro asso nella manica: l’ocra. Questo pigmento naturale, fino ad allora utilizzato per le decorazioni parietali e forse qualche rituale tribale, venne promosso a filtro solare preistorico.

Ocra e grotte: la beauty routine dell’età della pietra

L’idea era tanto semplice quanto efficace: spalmarsi l’ocra addosso e sperare di non diventare spiedini umani. E a quanto pare ha funzionato. Ricco di ossido di ferro, l’ocra forniva una barriera fisica contro le radiazioni. Insieme a questa pratica, i nostri antenati si rifugiarono nelle grotte – non solo per questioni abitative, ma anche per evitare di grigliarsi sotto il sole cosmico.

Non contenti, si inventarono anche la moda preistorica: con strumenti in osso e aghi rudimentali iniziarono a confezionare abiti protettivi. Non era haute couture, ma una pelle coperta era decisamente meglio di una ustionata. Queste strategie, messe insieme, permisero a Homo sapiens non solo di sopravvivere ma anche di prosperare mentre il mondo, letteralmente, cambiava campo.

I Neanderthal e il dilemma dell’abbronzatura letale

E i Neanderthal? Purtroppo per loro, non avevano la stessa lungimiranza dermocosmetica. Le prove archeologiche mostrano poco uso di ocra, nessuna particolare ossessione per l’outfit protettivo e – pare – una certa passività di fronte a una situazione che richiedeva tutt’altro. L’adattamento, come spesso accade nella storia evolutiva, ha fatto la differenza.

Mentre i Sapiens si truccavano con fini terapeutici e trasformavano le caverne in resort anti-UV, i Neanderthal si estinguevano lentamente, lasciando il campo a quei cugini un po’ più creativi e sicuramente più protetti.

Leggi anche: Inventata una protezione solare ultra efficace con un pigmento della pelle di polpo

Protezione solare nella preistoria: un’arma evolutiva

La storia dell’ocra come crema solare primitiva non è solo un aneddoto affascinante. È anche un esempio concreto di come Homo sapiens fosse in grado di reagire a cambiamenti ambientali drastici con soluzioni ingegnose. L’uso dell’ocra, la fabbricazione di abiti, la scelta delle grotte: tutte azioni che dimostrano intelligenza adattativa e capacità di lettura dell’ambiente. Oggi quegli stessi comportamenti ci raccontano qualcosa in più su chi siamo stati, e magari su chi potremmo ancora essere di fronte a nuove sfide globali. D’altronde, se siamo sopravvissuti al collasso del campo magnetico, qualche crema solare moderna sarà pure un gioco da ragazzi.

Share