Le femmine di rana fingono di essere morte per evitare le avances dei maschi

A quanto pare non sono così passive come si pensava

 

La tecnica è ormai consolidata: come evitare le attenzioni indesiderate dei maschi? Esattamente facendo come farebbero i lemuri di Madagascar: fingersi morte. Ma passando dai cartoni animati alla realtà, i ricercatori hanno scoperto che alcune rane fanno altrettanto. Le femmine di rana comune europea, infatti, non si limitano a sopportare la corsa dei maschi alla ricerca di compagne.  Prima si riteneva che le femmine non fossero in grado di scegliere o di difendersi da questa coercizione maschile. E invece non è così: non sono affatto così passive.

Per arrivare a queste conclusioni, la dottoressa Carolin Dittrich e il suo coautore, il dottor Mark-Oliver Rödel, hanno collocato ogni rana maschio in una scatola con due femmine: una grande e una piccola. Poi hanno registrato il loro comportamento. Ebbene, l’83% delle femmine afferrate da un maschio ha cercato di ruotare il proprio corpo. Un altro 48% emetteva richiami di liberazione, come grugniti e squittii. L’immobilità tonica – ovvero l’irrigidimento con braccia e zampe tese in una posa che ricorda quella di un morto – si è verificata nel 33% di tutte le femmine afferrate da un maschio. Tendeva inoltre a verificarsi insieme alla rotazione e al richiamo.

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Potrebbe anche essere un modo per testare la forza e la resistenza del maschio

Secondo i ricercatori, l’immobilità tonica potrebbe essere una risposta allo stress. Si è compreso come fosse più comune nelle femmine più piccole e dunque più giovani, probabilmente a causa di un maggiore stress derivante da una minore esperienza di riproduzione. Ma attenzione perché tali comportamenti potrebbero non avere solamente funzione dissuasiva. La rotazione delle femmine può aiutarle a sloggiare un maschio potrebbe essere un modo per testare la forza e la resistenza del maschio, cosa che potrebbe aumentare le loro possibilità di sopravvivenza se il maschio riesce a respingere i rivali e a prevenire una “palla di accoppiamento”.

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