Fonte: Pixabay
In Australia, tra un koala e un barbecue, si aggira una minaccia ben meno simpatica: le lumache killer. No, non è il titolo di un film di serie B, ma un problema reale causato dal rat lungworm, un parassita il cui nome scientifico, Angiostrongylus cantonensis, già mette poca allegria. Il ciclo vitale parte dai ratti, passa per lumache e limacce, e finisce nel sistema nervoso dei cani… o, nei casi peggiori, degli esseri umani.
Le regioni orientali come Sydney e Brisbane sono l’epicentro di questa epidemia viscida. Solo nel 2022 sono stati registrati 32 casi nei cani, molti dei quali gravi. Il problema? Le lumache sono ovunque dopo la pioggia, e i cani, si sa, non sono famosi per il loro gusto sopraffino in fatto di snack da giardino.
Il rat lungworm non si limita a una presenza discreta. Nei cani può causare paralisi degli arti, difficoltà motorie, incontinenza e dolori spinali. Negli esseri umani i sintomi partono da mal di testa e rigidità del collo, per arrivare nei casi peggiori a meningite eosinofila. E no, non serve mangiare lumache alla francese: basta che una lattuga sia stata lambita dalla loro bava.
In Australia il problema è preso molto sul serio, ma l’Europa non può dormire sonni tranquilli. In Francia, Spagna e Germania sono già stati rilevati casi sporadici, anche se in Italia per ora non si segnalano infezioni. Tuttavia, con un clima sempre più umido e specie aliene come la limaccia spagnola in libera circolazione, la prudenza è d’obbligo.
Il cambiamento climatico non porta solo zanzare più attive e sudate fuori stagione: anche le lumache ne beneficiano. Piogge abbondanti e temperature miti creano un habitat perfetto per la proliferazione del parassita. I ricercatori dell’Università di Sydney hanno notato un’impennata di casi da due a dieci mesi dopo periodi di piogge intense.
Il rischio aumenta anche in città: giardini pubblici, orti domestici e aiuole condominiali possono nascondere molluschi apparentemente innocui ma potenzialmente letali. E i cani, che non fanno distinzione tra una salsiccia e una lumaca, sono i primi a rimetterci.
La buona notizia? Il contagio è evitabile. Per gli umani, basta lavare accuratamente frutta e verdura crude, indossare i guanti durante il giardinaggio e non toccare lumache a mani nude. Per gli animali domestici, serve un occhio in più durante le passeggiate e magari qualche no deciso quando cercano di assaggiare qualcosa di strano in mezzo all’erba.
In caso di sintomi sospetti, l’intervento tempestivo è fondamentale. La diagnosi richiede test specifici e analisi del liquido cerebrospinale. Le cure esistono, ma funzionano solo se iniziate subito. E no, al momento non c’è un vaccino: la prevenzione è l’unica arma.
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La minaccia delle lumache killer non è (ancora) emergenza in Italia, ma sottovalutarla sarebbe un errore. Il mondo è ormai interconnesso: bastano un container, un’insalata e un po’ d’umidità perché anche il nostro orticello possa diventare una zona a rischio. Il consiglio degli esperti? Attenzione, informazione e… un po’ meno fiducia nelle insalate non lavate.
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