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Nel mondo delle aste da capogiro, ci sono oggetti capaci di riscrivere la storia del collezionismo. Tra questi, il Salvator Mundi, attribuito a Leonardo da Vinci, è l’opera che ha infranto ogni record: venduto nel 2017 per oltre 450 milioni di dollari, rappresenta il dipinto più costoso mai passato sotto il martello di un banditore. L’opera ritrae Cristo come Salvatore del Mondo, con la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che regge un globo trasparente. Realizzata su tavola di legno, misura circa 66×45 cm e risale alla fine del Quattrocento, quando Leonardo operava alla corte di Milano.
Per secoli considerata scomparsa, la sua esistenza è riemersa solo nel XXI secolo, attirando immediatamente l’interesse di critici e studiosi. La National Gallery di Londra, nel 2011, ne ha sancito l’autenticità esponendolo in una mostra dedicata all’artista. Dopo l’asta sensazionale da Christie’s, che ha visto l’opera passare di mano per un prezzo sbalorditivo, si è scoperto che l’acquirente era il principe saudita Mohammed bin Salman. Oggi, però, la sua storia si arricchisce di un nuovo capitolo: il Salvator Mundi diventerà un NFT, un’opera digitale certificata sulla blockchain.
A occuparsi del progetto è ElmonX, piattaforma specializzata nella tokenizzazione di opere d’arte, in collaborazione con Bridgeman Images, leader nel licensing di immagini artistiche e culturali. L’obiettivo è quello di coniare un NFT di alta qualità, fedele alla versione fisica, e offrirlo sul mercato digitale a collezionisti e appassionati. Non è la prima volta che le due aziende lavorano insieme: hanno già creato versioni NFT di capolavori iconici come la Monna Lisa, La Notte stellata di Van Gogh, Il Pensatore di Rodin e le Ninfee di Monet.
Secondo ElmonX, la precedente edizione NFT della Monna Lisa ha avuto un discreto successo: 330 copie digitali vendute a circa 150 sterline l’una, mentre una versione più esclusiva, comprensiva di stampa, è stata acquistata a 900 sterline. Uno degli NFT è stato poi rivenduto su OpenSea, principale marketplace per collezionabili digitali, a 3,7 ETH, equivalente a circa 6.700 dollari.
La digitalizzazione del Salvator Mundi avviene però in un momento di riflessione per il settore: il mercato degli NFT sta attraversando un periodo di flessione, con vendite in calo e una crescente tensione tra artisti, collezionisti e piattaforme. Il progetto, dunque, rappresenta anche una scommessa: può un’opera tradizionale, di valore storico inestimabile, rilanciare l’interesse per i beni digitali?
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Il caso del Salvator Mundi dimostra come arte, tecnologia e mercato possano fondersi in esperienze nuove, capaci di ridefinire il concetto di proprietà artistica. Se da un lato c’è chi teme che la conversione in NFT possa svilire il significato originale dell’opera, dall’altro c’è chi vede in questa trasformazione un modo innovativo per democratizzare l’accesso alla cultura visiva, avvicinando il pubblico a capolavori altrimenti inaccessibili. Nel futuro dell’arte, fisico e digitale convivono, e il Salvator Mundi è il simbolo perfetto di questa transizione. Un’opera rinata dalle ombre del passato, oggi pronta a brillare anche nel mondo virtuale.
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