Fonte: Commenti Memorabili
Dire sempre “sì” può sembrare una manifestazione di gentilezza, ma quando diventa una regola non scritta per evitare conflitti o deludere gli altri, si rischia di entrare nella dinamica del people pleasing. Questo comportamento è caratterizzato dalla necessità di compiacere gli altri, anche a scapito dei propri desideri e bisogni, e si radica spesso in esperienze di vita legate a traumi relazionali o a modelli familiari disfunzionali.
Chi si riconosce come people pleaser tende a sentirsi responsabile dei sentimenti degli altri, mostrando difficoltà a dire “no” e adattandosi costantemente alle richieste altrui. Questo atteggiamento può manifestarsi in molte situazioni quotidiane: accettare impegni eccessivi per non deludere qualcuno, evitare di esprimere opinioni contrastanti o trascurare i propri interessi per non creare tensioni.
Le cause di questo comportamento sono spesso legate all’infanzia. Per esempio, bambini che ricevono affetto solo quando si comportano in un determinato modo possono interiorizzare l’idea che per essere accettati debbano sempre soddisfare le aspettative altrui. Inoltre, traumi o relazioni tossiche possono contribuire a sviluppare questa dinamica, come una forma di protezione per evitare rifiuti o conflitti. Le conseguenze del people pleasing possono essere significative. Spesso, queste persone finiscono per provare risentimento o rabbia verso gli altri, pur non esprimendolo apertamente.
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Questo può portare a comportamenti passivo-aggressivi, al deterioramento delle relazioni personali e a un costante stato di stress e insoddisfazione. Non riconoscere i propri bisogni può anche influire negativamente sulla salute mentale, aumentando il rischio di ansia e depressione. Riconoscere di essere un people pleaser è il primo passo verso il cambiamento. Per superare questa tendenza, è utile sviluppare l’autocompassione, esercitarsi a dire di no in modo gentile e graduale, e cercare supporto professionale, se necessario. Un approccio pratico può essere quello di riflettere sulle proprie priorità e chiedersi: “Sto facendo questo per me o solo per compiacere qualcun altro?”. Liberarsi da questa dinamica non significa diventare egoisti, ma imparare a bilanciare i bisogni personali con quelli degli altri, costruendo relazioni più autentiche e soddisfacenti.
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