Perché dai sempre un’occhiata ai social prima di andare a dormire?

Perché guardiamo il telefono prima di dormire?

 

Non mentite, fate parte anche voi della miriade di persone che prima di andare a dormire dà un’occhiata al telefono? Non si sa mai che qualcuno vi abbia scritto oppure vi siate persi qualche foto o qualche stato sui social. Ebbene, secondo gli psicologi c’è una ragione scientifica ben precisa dietro questo comportamento. Tale pratica è chiamata in gergo tecnico “vendetta della procrastinazione a letto”.

Si tratta di un’idea relativamente nuova, definita da Medical News Today come “l’atto di rimanere alzati dopo che tutte le faccende e le attività della giornata sono state completate”. È fondamentalmente un modo per le persone per ottenere il controllo sulla loro vita quando sentono di non avere tempo per inserire attività di svago nel corso del giorno.

Guardare il telefono prima di dormire non fa bene al sonno

Sara Makin, una psicoterapeuta e CEO del servizio di consulenza online Makin Wellness, ha spiegato a riguardo: “Ci sono ancora dibattiti riguardanti la psicologica che c’è dietro il fatto di controllare sempre il telefono prima di dormire. Ci può essere una connessione tra l’aumento di stress diurno e la procrastinazione a letto”.

Eppure: “Non c’è un effetto positivo nel ridurre la qualità e il tempo del sonno. È solo una falsa apparenza di avere più controllo sulla propria vita. Questo può essere molto rinforzante e dunque può invogliare a continuare a guardare il telefono compulsivamente prima di dormire nonostante il fatto che i rischi superano le ricompense”.

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Questo comportamento si ha maggiormente nei Millennials e nella generazione Z

Il concetto ha origine da una parola cinese che significa sentirsi frustrati da una lunga e stressante giornata di lavoro e avere poco tempo libero a disposizione. “Vendetta”, in particolare, si riferisce alla decisione di riprendere il controllo della giornata andando a ritardare il sonno. Per lo psicologo ambientale Lee Chambers questo comportamento “si presenta più spesso nei tardi Millennials e nella generazione Z in posizioni ad alta pressione con obiettivi ambiziosi e di carriera. Si tratta di una sorta di ribellione contro il modo di vivere che c’è ora”.

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