La pigrizia è qualcosa di genetico? La scoperta dei ricercatori

Il gene D2 influenza la percezione del piacere

 

Uno studio condotto presso il National Institute of Mental Health di Washington ha preso in considerazione il fatto che la pigrizia possa avere una base genetica. Il neuropsicologo Barry Richmond, il responsabile della ricerca, ha identificato il gene D2 come un elemento chiave nella regolazione dell’area del cervello legata al piacere e alla soddisfazione connessa al lavoro. Il gene D2 controlla la produzione dei recettori della dopamina, neurotrasmettitore coinvolto nella percezione del piacere.

Bloccare il gene D2 interrompe il circuito tra il lavoro e la ricompensa, come dimostrato da alcuni esperimenti condotti sugli animali. Ha infatti reso gli animali instancabili nel lavoro, ma anche patologicamente ossessionati dal compito che dovevano svolgere. Tuttavia sembra improbabile che si possa applicare una terapia genica simile agli esseri umani, dato che ha prodotto comportamenti innaturali e patologici.

L’adolescenza è un periodo ancor più complicato

Tale scoperta può però essere usata per comprendere meglio i meccanismi chimici del cervello che influenzano il comportamento, specialmente nei disturbi come depressione, comportamento ossessivo-compulsivo e schizofrenia. Questi possono causare una mancanza di motivazione e stimoli e si potrebbero sviluppare trattamenti mirati. La situazione è ancor più complicata durante l’adolescenza, un periodo spesso associato alla “pigrizia cronica”. Il cervello dei giovani non è infatti completamente maturo e questo influenza la motivazione e il senso di gratificazione.

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Un altro studio condotto su topi ha indicato che la predisposizione alla pigrizia può essere ereditata. Attraverso incroci selettivi, sono stati creati topi pigri o attivi, dimostrando così che queste caratteristiche possono essere trasmesse geneticamente. È essenziale notare che il comportamento umano è estremamente complesso e influenzato da molti geni e fattori ambientali. La pigrizia e la motivazione non possono essere ridotte a una singola causa genetica.

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