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Chi l’ha detto che schiacciare un pisolino sia segno di pigrizia? In un mondo che idolatra la produttività, la vera rivoluzione potrebbe essere dormire dieci minuti dopo pranzo. E no, non stiamo parlando della classica “pennichella da divano”, ma di una pausa studiata e strategica, utile a mantenere il cervello giovane e attivo.
Uno studio condotto nel Regno Unito ha analizzato le abitudini di oltre 378.000 persone tra i 40 e i 69 anni, scoprendo che chi è geneticamente predisposto ai sonnellini mostra una massa cerebrale più sviluppata. Detto in parole semplici: se il tuo corpo ti suggerisce di fare un pisolino, ascoltalo. Potresti regalarti qualche anno in più di lucidità mentale.
La scienza, si sa, ama i dettagli. E quando si tratta di dormire, anche i minuti contano. Il momento perfetto per infilarsi sotto una coperta leggera va dalle 13:00 alle 16:00. Prima rischi di addormentarti sulla scrivania, dopo rovini la notte. E la durata? Basta un quarto d’ora, massimo venti minuti se proprio hai avuto una mattina infernale.
Dormire più a lungo può sembrare allettante, ma in realtà porta con sé effetti collaterali poco simpatici: confusione mentale, sonnolenza persistente e una certa difficoltà a distinguere il caffè dal telecomando. Meglio pochi minuti ben distribuiti che ore di letargo.
I benefici non si fermano al buon umore post-sonnellino. La BBC ha sottolineato come questo micro-sonno possa dare una spinta alla memoria, all’attenzione e persino alla creatività. Gli effetti possono durare fino a tre ore: quanto basta per affrontare il pomeriggio senza desiderare di trasformarsi in un cactus in ufficio.
Certo, c’è chi frena l’entusiasmo. Alcuni esperti fanno notare che il legame tra pisolino e cervello giovane è una correlazione, non una prova certa. Insomma, dormire non ti farà diventare Einstein, ma potrebbe evitare che tu ti senta come il suo assistente dopo una notte in bianco.
Una delle voci più scettiche è quella della dottoressa Rebecca Spencer, che ha fatto notare come le categorie usate nello studio fossero un po’ troppo generiche. Tradotto: non basta chiedere “dormi dopo pranzo?” per tirare conclusioni su larga scala. Inoltre, lo studio si è concentrato su chi è geneticamente incline ai pisolini, ignorando chi li pratica per scelta o per necessità.
Nonostante queste riserve, il dato di partenza resta interessante: il cervello apprezza le pause brevi e ben posizionate nella giornata. E se il corpo ti chiede di chiudere gli occhi per dieci minuti, c’è una possibilità concreta che non lo faccia solo per capriccio.
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In attesa di ulteriori conferme scientifiche, una cosa è certa: il pisolino, se ben gestito, non è un lusso da oziosi, ma un piccolo investimento quotidiano nella salute mentale. Bastano pochi minuti, una finestra temporale ben precisa e la consapevolezza che riposarsi non significa perdere tempo. Quindi sì, se dopo pranzo senti l’impulso irrefrenabile di chiudere gli occhi, non resistere troppo. Il cervello potrebbe ringraziarti più di quanto immagini.
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