Fonte: Commenti Memorabili
Nel cuore della Turchia, a Lice, 25.000 abitanti hanno vissuto giorni decisamente sopra le righe. No, non per una festa locale o un festival culturale, ma per via di una nuvola persistente di fumo proveniente dalla combustione pubblica di oltre 20 tonnellate di marijuana sequestrata. Un’operazione che doveva rappresentare un trionfo nella lotta alla droga si è trasformata in un’esperienza… decisamente più psichedelica del previsto.
Le autorità hanno dato fuoco al bottino in pieno centro abitato, utilizzando 200 litri di gasolio per garantire un rogo efficiente. Il risultato? Un’intera città costretta a barricarsi in casa per evitare vertigini, nausea e sintomi da intossicazione da fumo passivo di cannabis. Alcuni bambini, a quanto pare, sono finiti in ospedale per malori legati all’inalazione della nube “aromatica”.
Il gesto, già discutibile di per sé, è stato ulteriormente condito da un tocco di dubbio gusto: i sacchi di cannabis sono stati disposti in modo da formare la scritta “Lice”, come se fosse una scenografia degna di una performance pirotecnica. Un’idea che non ha suscitato grande entusiasmo, soprattutto tra le famiglie intossicate dal fumo.
Le proteste non si sono fatte attendere. Secondo la Yeşil Yıldız Association, la combustione di sostanze stupefacenti dovrebbe avvenire in stabilimenti dotati di filtri e sistemi di smaltimento professionali. Perché, proprio come accade con il fumo di sigaretta, anche quello della cannabis può nuocere a chi lo subisce senza aver scelto di farlo.
Il valore della marijuana incenerita supera i 260 milioni di dollari, ma il costo più alto lo ha pagato la cittadinanza. Per almeno cinque giorni, la qualità dell’aria è precipitata, costringendo i residenti a vivere come in un episodio involontario di “Narcos versione urbana”. Chi si aspettava un’azione simbolica e risoluta si è trovato invece immerso in una nube tossica, più simile a una punizione collettiva che a una misura di sicurezza.
La faccenda ha sollevato un interrogativo tutt’altro che secondario: perché distruggere la cannabis proprio nel centro della città? Non c’erano luoghi isolati o impianti industriali attrezzati per un’operazione così delicata?
Gli abitanti di Lice, per ora, non hanno sporto denuncia formale, ma le pressioni delle associazioni locali sono chiare. Le future operazioni antidroga dovrebbero considerare non solo l’efficacia simbolica, ma anche la sicurezza sanitaria. Bruciare tonnellate di sostanze stupefacenti a pochi metri da scuole e abitazioni non sembra essere una mossa strategicamente brillante.
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E mentre il fumo si dirada, resta l’amara ironia di una città che ha rischiato l’intossicazione collettiva nel nome della legalità. Un caso che difficilmente verrà dimenticato, soprattutto da chi ha dovuto chiudere le finestre e correre in ospedale per evitare gli effetti di una “festa” mai richiesta.
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