Un ragazzo problematico

Mi chiamo Luciana e gestisco un centro polisportivo. Amo il mio lavoro perché mi piace tanto stare in contatto con le persone di tutte le età: devo dire che mi trovo bene sia con i ragazzini che con gli anziani! Come sempre però ci sono le eccezioni: in questo caso la mia eccezione è Paolo, un ragazzo di 17 anni, davvero molto maleducato.. anzi, ineducato! Paolo è la spina nel fianco di tutti: insegnanti, educatori, maestri di qualsiasi disciplina e coetanei.. lui è incapace di stare con gli altri, si comporta sempre male, distrugge le cose, è violento e manesco. I genitori di Paolo sono gli unici a non dar peso a quello che fa: loro lo considerano un ragazzo “un po’ vivace” e si aspettano che tutto il mondo si adegui a lui. Naturalmente i genitori degli altri ragazzi non la vedono così, anche perché la situazione peggiora di anno in anno e, prima o poi, Paolo finirà per fare del male a qualcuno. Comunque Paolo aveva nel mio centro ormai solo un abbonamento alla palestra in scadenza quindi, francamente, speravo di essermene liberata.. finché sua madre mi fa sapere che vorrebbe iscriverlo al corso di panel..

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La nostra fan, Luciana, è responsabile di un centro polisportivo e racconta con entusiasmo quanto ami il proprio lavoro. Le piace stare a contatto con le persone, senza distinzione d’età, e si considera fortunata a trovarsi bene sia con i giovani che con gli anziani. Tuttavia, come spesso accade, ci sono delle eccezioni, e nel suo caso ha un nome preciso: Paolo.

Paolo ha 17 anni e, secondo Luciana, rappresenta una vera e propria difficoltà gestionale. Viene descritto come maleducato e privo di ogni forma di rispetto per le regole o per gli altri. Il suo comportamento mette a dura prova chiunque entri in contatto con lui: insegnanti, allenatori, educatori e anche i coetanei. È aggressivo, manesco, rompe le cose e si mostra incapace di relazionarsi in modo civile.

Il problema, racconta Luciana, è aggravato dall’atteggiamento dei suoi genitori. Anziché riconoscere i limiti e i comportamenti inaccettabili del figlio, li minimizzano, definendolo semplicemente “vivace” e pretendendo che siano gli altri ad adattarsi. Questo atteggiamento di totale negazione ha reso la gestione di Paolo ancora più difficile, anche perché nel frattempo i genitori degli altri ragazzi iniziano a manifestare preoccupazione, temendo che prima o poi la situazione possa sfuggire di mano definitivamente.

Quando l’abbonamento alla palestra di Paolo stava per scadere, Luciana ammette di aver sperato in silenzio di potersi liberare finalmente del problema. Ma ecco che, proprio quando pensava che fosse tutto finito, riceve una comunicazione dalla madre di Paolo: vorrebbe iscriverlo al corso di panel.

Una richiesta che l’ha lasciata sconcertata, dato l’andamento sempre più problematico del ragazzo e l’incapacità dei genitori di affrontare la questione con il giusto senso di responsabilità. Una storia che mette in luce quanto, a volte, il comportamento dei ragazzi sia solo una parte del problema, e quanto conti l’atteggiamento degli adulti nel gestire davvero la crescita e l’inclusione in contesti educativi e sportivi.

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