Realtà dietro la leggenda: i vampiri spiegati dalla scienza

La mitologia dei vampiri si basa sul folklore slavo e sulle storie del XVIII secolo

 

I vampiri apparvero all’inizio del XVIII secolo ai confini tra Austria e Ungheria. Diverse fonti affermano che la parola “vampiro” apparve per la prima volta in un rapporto di un ufficiale medico dell’esercito del Sacro Romano Impero. Dopo la vittoria contro l’Impero Ottomano, l’Austria occupò grandi zone della Serbia. Quando arrivarono nelle terre dei popoli slavi, gli austriaci si imbatterono in notizie di strane creature, di cui non avevano mai sentito parlare prima.

In quell’anno, in un villaggio chiamato Kisilova, ben nove persone morirono nel corso di soli otto giorni a causa di un’improvvisa malattia. Queste persone avevano affermato che un uomo di nome Petar Blagojević li aveva visitati di notte, li aveva morsi e aveva succhiato il loro sangue. Il problema era che Blagojević era cadavere da almeno 10 settimane .

Gli abitanti del villaggio chiesero il permesso di riesumare il suo corpo. Come nuova autorità locale era presente l’Intendente Imperiale austriaco Frombold. Nel rapporto che inviò a Vienna scrisse. “Il viso, le mani e i piedi e tutto il corpo erano così ben conservati che non avrebbero potuto essere più integri nella sua vita. Con mio grande stupore ho visto nella sua bocca del sangue fresco […] quando fu trafitto, molto sangue, completamente fresco, fluiva anche dalle sue orecchie e dalla sua bocca. Com’era consuetudine in quella zona, si procedette a pugnalare al cuore la salma e poi a cremarla.

Il fenomeno cresce

Un giornale di Vienna pubblicò la notizia e il fenomeno si diffuse. Nel giro di pochi anni, il vampirismo sembrava essere diventato un’epidemia nell’Europa dell’Est. L’imperatore inviò squadre di chirurghi militari per investigare ed eseguire autopsie, i quali pubblicarono decine di articoli e libri sull’argomento. Il vampirismo divenne una condizione medica riconosciuta.

Alcuni ricercatori attribuiscono il fenomeno a episodi di isteria di massa, altri all’alimentazione o all’uso accidentale di farmaci che causarono allucinazioni, alcuni a malattie altamente contagiose, come la tubercolosi. Altre teorie si riferiscono a prodotti chimici insoliti nel suolo che hanno influito sulla decomposizione dei cadaveri.

Il gonfiore dei gas batterici post-mortem potrebbe spiegare perché i corpi sembravano “paffuti” e sani, e anche il gemito udibile emesso da alcune salme quando i paletti venivano affondati nel cuore o nello stomaco. La maggior parte di noi sarà d’accordo sul fatto che i vampiri non sono reali. Eppure, come in quasi tutte le leggende, c’è un fondo di verità oltre il mito.

La spiegazione scientifica

Esiste una condizione medica che è stata collegata al vampirismo: una malattia del sangue chiamata protoporfiria eritropoietica (EPP). L’EPP è il terzo tipo più comune di porfiria e il più comune a verificarsi durante l’infanzia. Le persone che ne soffrono sono estremamente sensibili alla luce, fino al punto di scottarsi ed avere le vesciche quando sono esposte ai raggi del sole.

Nei secoli scorsi, prima della medicina moderna, coloro che soffrivano di una simile malattia potrebbero essersi indirizzati al sangue animale, uscendo solo di notte per cercare di mitigare i propri sintomi. Ora, in uno studio pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences, i ricercatori hanno recentemente scoperto una mutazione genetica responsabile del PPE, suggerendo un meccanismo biologico dietro il mito dei vampiri.

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Fine della storia, dunque? Forse: non crediamo però che basti una malattia dal nome strano per porre fine all’immortale fascino dei vampiri, che continueranno a popolare fumetti, film e serie tv… per la nostra delizia.

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