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Uno studio condotto dall’Università di Copenaghen ha analizzato la relazione tra la qualità del seme e la longevità maschile, dimostrando che gli uomini con una migliore salute riproduttiva tendono a vivere più a lungo. La ricerca ha coinvolto oltre 78.000 partecipanti e si è svolta nell’arco di quasi cinque decenni. I risultati mostrano un legame chiaro tra qualità del seme e durata della vita: gli uomini con un’alta concentrazione di spermatozoi mobili (oltre 120 milioni) possono aspettarsi di vivere in media 80,3 anni, mentre quelli con meno di 5 milioni di spermatozoi mobili hanno un’aspettativa di vita di 77,6 anni. Questo trend è stato confermato anche dopo aver escluso fattori come malattie pregresse o livello di istruzione.
Fino ad oggi, la maggior parte degli studi sul legame tra fertilità e salute si era limitata a verificare se un uomo fosse stato padre o avesse ricevuto una diagnosi di infertilità. Questa nuova ricerca, invece, ha esaminato parametri dettagliati del liquido seminale come volume, motilità e morfologia, permettendo di tracciare un quadro più completo. Gli studiosi hanno inoltre ipotizzato che lo stress ossidativo, un processo che danneggia le cellule del corpo e contribuisce all’invecchiamento, possa essere una delle cause principali della correlazione tra qualità dello sperma e longevità. Fattori genetici, ambientali e legati allo stile di vita potrebbero influenzare sia la salute riproduttiva sia la probabilità di sviluppare malattie croniche nel corso degli anni.
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Un elemento particolarmente interessante emerso dallo studio riguarda gli uomini con azoospermia, ovvero l’assenza totale di spermatozoi nel seme. Sebbene abbiano una speranza di vita inferiore rispetto a chi ha una qualità spermatica eccellente, il loro rischio di morte precoce risulta leggermente inferiore rispetto agli uomini con bassissime concentrazioni di spermatozoi. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che alcune forme di azoospermia derivano da semplici blocchi fisici piuttosto che da problemi di salute più profondi. Questa ricerca apre nuove prospettive nella prevenzione delle malattie. L’analisi del seme potrebbe diventare uno strumento di screening precoce per identificare gli uomini a rischio di sviluppare patologie croniche, permettendo interventi preventivi prima che emergano problemi di salute evidenti.
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